Tagliente: Roma modello di Euro2020, che orgoglio la Banda della Polizia

ROMA – Che sarebbe stato possibile riaprire gli stadi ai tifosi partendo dal calcio d’inizio degli europei il prefetto Francesco Tagliente lo aveva anticipato già il 31 marzo scorso nel corso di una intervista esclusiva rilasciata al Corriere dello Sport. Il nuovo impulso dato alla campagna di vaccinazione gli aveva fatto ipotizzare «la possibilità di consentire un ritorno graduale degli spettatori, con prenotazione e preassegnazione dei posti a sedere, iniziando da chi è stato sottoposto alla vaccinazione completa o è in possesso di un certificato di test negativo al Covid-19 rilasciato nelle 48 ore precedenti».
Le anticipazioni di Tagliente erano state lette da molti come un segnale di speranza importante proveniente da una figura autorevole del mondo della sicurezza applicata anche agli eventi negli stadi e sportivi in sneso più generale. Nello svolgimento del suo servizio, ha scalato i gradini più elevati della gerarchia professionale: da atleta azzurro di lotta greco-romana probabile olimpico per i giochi di Monaco del ’72 – a presidente dell’Osservatorio sulle manifestazioni sportive, Questore di Firenze e di Roma e infine Prefetto di Pisa. Ha dedicato la sua vita allo sport, all’Amministrazione della Pubblica Sicurezza e soprattutto al servizio della gente. Ha contribuito allo sviluppo dello sport ed ha promosso un nuovo modello di pianificazione e gestione della sicurezza dei grandi eventi e soprattutto delle manifestazioni di piazza e negli stadi.

Ritorno del pubblico negli stadi per i match di Euro 2020. Confermatele sue anticipazioni. Soddisfatto?
«Sono molto soddisfatto per il ritorno del pubblico allo stadio dopo un anno e mezzo di pandemia e di aver visto all’Olimpico due squadre di mattatori: la squadra degli azzurri che sul terreno di gioco ha offerto al mondo uno spettacolo di grande bellezza dominando gli avversari turchi con la vittoria sulla Turchia 3 a 0 e quella dei protagonisti della cerimonia di apertura del torneo. Uno spettacolo fantastico, coinvolgente, che ha suscitato una grande emozione per me pari se non superiore a quella che ho vissuto nel 2006 in occasione della apertura delle Olimpiadi invernali di Torino».

Da cosa è stato colpito della cerimonia inaugurale?
«Soprattutto dalla simbologia. Da quello che quel meraviglioso spettacolo dal vivo alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e di oltre 16.000 tifosi può aver rappresentato per milioni di persone dopo tanti mesi di misure restrittive. Mi ha colpito il segnale della ripartenza, un grande simbolo di speranza. E poi sono stato toccato emotivamente dai protagonisti dello spettacolo».

Toccato emotivamente da chi in particolare?
«Penso alla presenza di Totti e Nesta protagonisti dei Mondiali vinti a Berlino nel 2006, che a distanza di 15 anni continuo a vivere come se fosse ieri. Penso alla presenza del Maestro Andrea Bocelli, che eseguendo sul campo la celebre romanza, “Nessun Dorma” conosciuta in tutto il mondo per il “Vincerò” finale, ha voluto lanciare un forte messaggio di speranza e positività. Penso soprattutto, alla presenza della Banda musicale della Polizia di Stato diretta dal Maestro Maurizio Billi che ha eseguito il “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini. E penso ai 6 cavalieri della Polizia di Stato in uniforme storico-risorgimentale che, durante la performance della Banda Musicale, sono rimasti schierati lungo la pista di atletica leggera dello stadio. E poi i 24 atleti delle sezioni giovanili dei Gruppi Sportivi Fiamme Oro della Polizia di Stato posizionati ai lati del campo, che indossavano l’uniforme Euro 2020».

Cosa rappresenta per un funzionario con la sua storia professionale in Polizia, la partecipazione della Banda musicale, reparto a cavalli e delle Fiamme Oro come protagonisti dello spettacolo di apertura degli Europei di calcio?
«Simboleggia lo spirito della Polizia di Stato impegnata a promuovere i valori dello sport, della cultura e della legalità. Simboleggia la Polizia di Stato ambasciatrice internazionale di questi ideali al servizio dei cittadini. Voglio ricordare che gli orchestrali della Banda della Polizia di Stato sono tutti provenienti dai più prestigiosi conservatori e selezionati attraverso rigorosi concorsi nazionali. La loro straordinaria duttilità interpretativa, nei diversi generi musicali qualificano, oggi, questa Banda tra le migliori Orchestre di fiati a livello internazionale. Le Fiamme Oro le porto cucite sulla pelle perché io ho iniziato il mio percorso professionale il Polizia come atleta. Non nascondo un amore per la mia grande famiglia della Polizia di Stato a cui si aggiunge l’orgoglio per la squadra di operatori che rendono possibili questi momenti di gratificazione. Una squadra a cui sono molto legato anche affettivamente. Mi limito a fare solo due nomi: Il Capo della Polizia prefetto Lamberto Giannini e il Dirigente Superiore della Polizia di Stato Mario Viola, che guida l’Ufficio relazioni esterne e cerimoniale».

Nel suo curriculum c’è anche la responsabilità della sicurezza della Nazionale di calcio dal mondiale del 2002, agli Europei del 2004 per finire ai mondiali del 2006. Solo momenti di gloria? Ricorda qualche amarezza di quelle esperienza?
«Tantissimi momenti indimenticabili e, non nego, anche qualche amarezza. Penso all’epilogo azzurro agli Europei 2004 in Portogallo. La frase di Gattuso alla vigilia della gara Svezia e Danimarca («Voglio 50 telecamere della Uefa sul campo») conclusa con il “controverso” 2-2 per il fatale errore del portiere danese che proprio nel finale permise il pareggio della Svezia. Gattuso aveva intuito… Penso ai Mondiali Corea del Sud-Giappone 2002, all’arbitraggio Moreno che consentì alla Corea di andare avanti. Si percepivano commistioni, la Corea aveva il presidente federale candidato alla guida del Paese. Penso a Blatter che ai mondiali di Berlino non venne a premiarci. E ricordo una cerimonia degli azzurri a Coverciano, il 2 settembre 2008: allora c’era Blatter e Cannavaro gli chiese con un indimenticabile sorriso molto amaro di consegnargli a distanza di due anni dalla vittoria nella finale di Berlino, quella Coppa del Mondo che in Germania fu consegnata al capitano azzurro non dal presidente Fifa, ma da quello dell’UEFA».

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