Castori e la lezione dei figli d’arte

Troppi elogi fanno male, proprio come certe soste forzate accompagnate da velenose polemiche. Potenzialmente prima in classifica e trascinata suo malgrado nell’ingorgo del “caso” Reggiana, la Salernitana evapora alla prova del fuoco contro una Spal equilibrata e (quasi) perfetta firmata dai figli d’arte incontenibili. Ma prima ancora dell’interpretazione di Valoti e Di Francesco sono i demeriti dei granata a tracciare un solco netto tra vittoria e sconfitta. Un approccio da dimenticare e una serie interminabile di errori, spianano la strada alla squadra di Marino che non crede ai suoi occhi, non solo in occasione dei due gol con la difesa campana letteralmente in letargo che si perde le marcature e scava un vuoto incolmabile nel cuore della propria area di rigore. E poi quel centrocampo che non riesce mai a entrare in partita. Tardivo e inutile il tentativo di reazione della compagine di Castori, l’unico a dare l’impressione di non volersi rassegnare al peggio, cambiando uomini e forma alla disperata ricerca di una sostanza che non c’è. Ma nella complicata notte ferrarese, con un gol dopo 6’ e il raddoppio a 4’ dal finale di tempo, proprio non ce nulla da fare. E, infatti, la Salernitana si ripete nelle imprecisioni anche quando ha la possibilità di riaprirlo il match e catapultarsi in un generoso finale che finisce, invece, per essere un disordinato arrembaggio. Il calcio in ampiezza di Marino diventa così micidiale e concreto anche per mancanza d’avversario. Bisogna crescere e non cullarsi sugli allori se non si vorrà trasformare le ambizioni in altre illusioni.

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