Trequartista, esterno, macchina da (fanta)punti: è questo il Brahim Diaz che serve al Milan

Il suo cartellino è ancora di proprietà del Real Madrid e il futuro è da scrivere, ma intanto a Firenze è arrivato il quinto gol stagionale (più tre assist)

“Messi malagueño” grazie a papà, il primo a mettergli un pallone tra i piedi e a dirgli “gioca”. Solo che in casa rompeva tutto, spostava i mobili per fare le porte, così il padre gli costruì un mini campetto nel cortile dei nonni. L’erba alta affina la tecnica, e quella non ti lascia più. Brahim Diaz è bassino, sfiora il metro e 70, ma la palla resta sempre lì, incollata al collo del piede come da bambino. “Era più grande di me”. Ora la rende pesante, gol e assist per far felice il Milan.

Pioli lo vede trequartista perché “buca la difesa”, ma contro la Viola ha punito da esterno: secondo gol in A dopo sei mesi e quinto stagionale contando l’Europa, più i 3 assist contro Verona e Torino (2). Un “porta-punti” decisivo, specie in chiave fantacalcio.

Decisivo

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Pioli batte la Viola 3-2, resta in scia dell’Inter e ringrazia il “chico” di Malaga, arrivato in prestito secco dal Real. Uno su cui hanno scommesso Guardiola, Zidane e Florentino Perez, che due anni fa pagò 17 milioni per strapparlo al City. Due condizioni: 15% della futura rivendita e clausola anti-United (in caso di passaggio a Old Trafford, ai Citizens spetterebbe il 40% dei soldi). Il ragazzo è ancora “madrileno” e la Casa Blanca non fa sconti. Brahim, intanto, cerca di non steccare le occasioni a disposizione: il gol al Franchi è contorno di una gara da 7 spaziando sul centro-sinistra. Guizzi, occasioni create, dribbling (4 passaggi chiave). Nella ripresa ha mandato in porta Theo con uno scavetto… da cortile.

Classe ’99, uno dei “ragazzi terribili” di Pioli, ha messo insieme 19 partite in A, in una squadra che fa dei giovani la sua bandiera. Il veterano Ibra, poi tutti dietro: il Milan è in cima alla classifica degli U23 con più minuti giocati (36% secondo Kickest, 915′ per Brahim).

Auto di lusso

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Brahim ha l’Italia nella bussola da un po’: nel 2016, all’Europeo U17, segnò agli azzurrini nel 4-2 per la Rojita. Tra i suoi avversari c’erano Plizzari, Bastoni, Pinamonti e Gabbia (oggi al Milan con lui). Arrivò poi secondo perdendo col Portogallo di Dalot: gol di entrambi in finale. Tempo qualche mese e Diaz debutta col City di Guardiola, rapito dalla sua facilità di calcio: “Ha stupito tutti, in allenamento è sempre al top”. Stesso pensiero di Zidane: “È giovane, ci piace”. Ventuno partite in un anno e mezzo prima di scegliere San Siro. Già meglio: 31 gare e 5 squilli. Dove va, rapisce e strega. Esempio pratico: nel 2010 stava per lasciare Malaga, aveva 9 anni ed era già un nome, ma il vicepresidente del club, Abdullah Ghubn, lo convinse a restare. Il bello è che si presentò a casa sua con un’auto di lusso e due guardie del corpo. Tre anni dopo Diaz saluterà lo stesso, ma quel gesto è diventato un simbolo. Maldini, intanto, osserva e attende. Di sicuro non arriverà a tanto, ma a un Diaz così non sarà facile rinunciare.

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