Tre documenti che spiegano lo stallo su Juve-Napoli

La società di De Laurentiis fa riferimento alle risposte di Asl 1, Asl 2 e Regione Campania sull’isolamento della squadra

Uno scontro. Che attraversa almeno otto documenti e in qualche caso, almeno apparentemente, li mette uno contro l’altro. Juve e Napoli stanno litigando da ieri pomeriggio sulle disposizioni di legge, sportiva e non, che dicono cosa fare in caso di positività al Covid-19 di un calciatore o di un membro del gruppo squadra. Il Napoli, dopo l’esito del tampone per Zielinski ed Elmas, non è partito per Torino: “È stata la Asl a fermarci”. La Juve con un tweet ha detto “noi saremo in campo”. La Lega di Serie A dice che si può giocare perché i protocolli dicono così e c’è pure il fantasma della sconfitta a tavolino per la squadra di Gattuso. Mentre il Governo non interviene ma segue l’evolversi della situazione.

Il protocollo

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Mai parola è stata più usata dal calcio in questi mesi: protocollo. Si tratta delle modalità per giocare le partite in tempo di Coronavirus. L’ha scritto la Federcalcio, l’ha validato il Comitato Tecnico Scientifico il 12 giugno. Ti dice cosa fare in caso di positività. Riassumendo: il soggetto va in quarantena ed è seguito dalla Asl competente, gli altri si isolano nel centro sportivo della squadra (o nelle abitazioni senza contatti con nessuno) ed effettuano un esame del tampone a ridosso della partita con un risultato che deve essere reso noto entro quattro ore prima dell’inizio. I “negativi” escono e vanno a giocare, poi tornano in isolamento: possono uscire per 14 giorni solo per allenarsi e andare a giocare le partite.

La circolare

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Il 18 giugno il ministero della Salute inquadra l’accordo Figc-Cts in una circolare (protocollo 21463) che dà al Dipartimento di prevenzione (cioè alla ASL sul territorio) la possibilità (“può prevedere”) di disporre la quarantena soft, insomma quella che si può interrompere per giocare le partite rispettando alcune misure.

Norma Uefa-Lega

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Il protocollo non cambia nei mesi successivi e il campionato riparte con le stesse disposizioni (salvo sulla frequenza dei tamponi, da uno ogni quattro giorni a uno 48 ore prima della partita). Lo scoppio del focolaio genoano impone però al calcio di coprire un buco normativo: che cosa succede in caso di pluripositività? La Lega vara una norma modello Uefa: se hai 13 calciatori disponibili (fra i quali un portiere) devi giocare, altrimenti perdi 3-0. Ma con una sola eccezione a disposizione di tutti i club: se ci sono in una squadra 10 positivi o più hai diritto per una sola volta a chiedere il rinvio. Così salta Genoa-Torino. Nel testo della delibera della Lega c’è anche una postilla a cui evidentemente fa riferimento il Napoli: “Fatti salvi provvedimenti delle Autorità nazionali e locali”.

Asl 2

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Nel frattempo il campo centrale della crisi si sposta a Napoli. Dal secondo esame del tampone esce positivo Zielinski. Ieri, invece, c’è lo stesso esito per Elmas. Il Napoli contatta, come da protocolli e da legge in caso di positività, le Asl di riferimento (prima la Napoli 2 Nord, che comprende Castelvolturno, poi la Napoli 1 Centro) e chiede come procedere. La prima risposta (quella della Napoli 2 Nord) è di poche righe: si scrive che i “contatti stretti dovranno osservare l’isolamento per 14 giorni dopo la data dell’ultima esposizione con il caso accertato. I contatti stretti posti in isolamento nel proprio domicilio, non possono lasciare il territorio nazionale”. Non si fa riferimento al protocollo e alla successiva circolare del Ministero. Ma al rapporto del 25 giugno dell’Istituto Superiore di Sanità sul “contact tracking” , che divide i contatti ravvicinati in quelli ad “alto rischio” e a “basso rischio”.

Asl 1

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La risposta della ASL Napoli 1 Centro si rivolge al Napoli e ha come oggetto il “caso positivo Piotr Zielinski”. Qui si dice che “i contatti stretti (del tipo ad alto rischio) individuati nell’indagine epidemiologica dovranno osservare e rispettare, anche alla luce dell’attuale andamento epidemiologico Covid-19 rispetto al quale è in corso la massima attenzione per contenere il contagio – nell’interesse prevalente della salute collettiva – l’isolamento fiduciario per 14 giorni dopo la data dell’ultima esposizione dal contagio”. Stavolta però viene citata, “ai sensi della”, la circolare del 18 giugno, quella del protocollo con la deroga per il calcio. Che non viene utilizzata. Dunque, la Asl avrebbe usato il suo potere discrezionale (ricordate il “può prevedere” della circolare?) per dire: niente deroga. Per la Lega la citazione della circolare significa invece un riferimento di fatto alla possibilità di utilizzare la quarantena soft, possibilità che il Napoli non avrebbe volutamente sfruttato. Come hanno fatto altre squadre che hanno giocato regolarmente dopo aver isolato i “positivi”.

Quasi sulla scaletta

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A questo punto c’è l’ultimo scambio di mail. Questa volta il Napoli contatta ieri pomeriggio il vice capo di gabinetto della regione Campania. Il medico sociale Raffaele Canonico chiede alle 17.40 di “ricevere indicazioni univoche sulla portata delle prescrizioni ricevute” relativamente all’”obbligo di non allontanarsi dal luogo prescritto” per l’isolamento. La risposta arriva alle 18.25 e stavolta non cita la famosa circolare del protocollo. Si chiarisce che per i “contatti stretti di persone risultate positive al Covid-19 il regime di isolamento comporta l’obbligo di rimanere nel proprio domicilio, con divieto di allontanarsi per 14 giorni dall’ultimo contatto intercorso”. Subito dopo il pullman del Napoli in direzione aeroporto di Capodichino fa marcia indietro. De Laurentiis scrive a Juve, Federcalcio, Lega e Giudice Sportivo allegando i tre documenti (i due delle ASL e quello della regione Campania). Ma su Juve-Napoli lo scontro non si esaurisce e oggi è prevedibile un altro ping pong avvelenato fra mail e protocolli.

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