Questo Chiesa studia da leader: è una bella rivincita anche per papà Enrico

Fede a segno 25 anni dopo il padre: sempre decisivo, il migliore nella stagione in bianconero. E ora punta alla prima partita da titolare

Europeo del 1996, Enrico Chiesa viene convocato da Arrigo Sacchi dopo l’ottima stagione con la Sampdoria. L’attaccante subentra in tutte le gare del girone, segna pure una rete contro la Repubblica Ceca di Pavel Nedved ma ciò non basta per evitare la delusione azzurra in Inghilterra. Venticinque anni dopo ci ha pensato Federico a prendersi quella rivincita per il papà, sbloccando il match con l’Austria e guadagnandosi il centro della scena in queste ore. I die sono diventati la prima coppia padre e e figlio a segno nella rassegna continentale. L’uomo del momento è il miglior giocatore della Juve nella stagione appena trascorsa, uno di quelli su cui la Signora vuole costruire un nuovo ciclo vincente.

Futuro senatore

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Federico parla da leader, non nasconde mai la sua ambizione ma tende sempre a tenere i piedi saldi per terra, e a trasmettere quello spirito di sacrificio necessario per migliorarsi ogni giorno di più. Il suo rendimento nella prima stagione in bianconero non era scontato, nonostante gli anni di apprendistato alla Fiorentina: con quindici reti e undici assist, Chiesa ha già superato la soglia prevista dalle clausole per rendere obbligatorio il riscatto della Juve, per la quale la questione sarà solo una formalità a prescindere, entro il termine della prossima stagione. Anche i paragoni con Nedved (per ruolo e grinta) sembrano non distrarlo più di tanto. E poi studia da senatore del futuro, accanto ai prof Chiellini, Bonucci e anche Buffon nell’ultimo anno.

Sogno azzurro

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Il percorso europeo degli Azzurri torna utile anche alla Juve. Federico in più occasioni nell’ultima stagione si è rivelato l’uomo in più di Pirlo nelle serate decisive (in Champions, nella doppia sfida con il Porto; contro il Milan a San Siro e anche in finale di Coppa Italia con l’Atalanta) e il cammino della Nazionale di Mancini non può che aumentare il bagaglio di esperienza del classe 1997, che ora punta anche alla sua prima partita da titolare in questa fase finale. Quella che un anno prima della sua nascita, all’Europeo del 1996 appunto, fu negata a papà Enrico proprio perché l’Italia tornò a casa troppo presto.

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