Lazio, un cammino a ritmo di record: 16 gol fatti e nessuno subito

ROMA – Il cambio di filosofia, ritmo e marcia è in questo parziale fatale: 16-0. Sedici sono i gol che la Lazio ha segnato dall’11 settembre a oggi, zero sono i gol che le hanno fatto. Sedici gol che hanno fruttato cinque vittorie su sei partite (un pareggio). Non è fatalità, sono ricorrenze i successi della Lazio. La serie jackpot iniziata l’11 settembre comprende il 2-0 al Verona, i 4-0 allo Spezia, alla Cremonese e alla Fiorentina (tris da record prima di allora mai avvenuto in A), lo 0-0 con l’Udinese e lo 0-2 con l’Atalanta. Provedel è diventato il re dei clean sheet, è salito a 569 minuti di imbattibilità. E’ il portiere più sorprendente e meno battuto del campionato (5 gol subiti in totale). E si è arrampicato fino a raggiungere il quarto posto della classifica all time laziale: meglio di lui, in quanto a imbattibilità, hanno fatto solo Marchegiani (745’ nel 1997-98 in A), Nando Orsi (733’ nel 1982-83 in B) e Claudio Bandoni (580’ nel 1971-72 in B). Sei clean sheet di fila sarebbero un record, non lo è perché Eriksson nel ‘97-’98 arrivò a 8. Sarri da un lato non s’interessa dei numeri, dall’altro non s’accontenta: «Sono passate soltanto 11 partite e non dobbiamo pensare a queste cose. Un mese buono riesce a tutti, sei mesi riescono a pochi e dieci-undici mesi solo a chi vince. Noi ancora rientriamo tra i tutti. La strada è lunga, dobbiamo dimostrare ancora di essere una squadra di alta classifica». 

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Galeano

Pensante e fumante, Maurizio Sarri guarda oltre, insegue utopie: «Nello spogliatoio non parliamo dei pochi gol subiti, ai difensori io faccio rivedere gli errori della linea», ha detto l’imperturbabile maestro dopo il trionfo di Bergamo. Di utopia aveva parlato nella conferenza di sabato. Sarri è un libero lettore, seguace di romanzieri come Bukowski e dev’essersi ispirato al giornalista, scrittore e saggista uruguaiano Eduardo Galeano, cantore del calcio, magnificava così l’utopia: «E’ là nell’orizzonte. Mi avvicino di due passi e lei si distanzia di due passi. Cammino 10 passi e l’orizzonte corre 10 passi. Per tanto che cammini non la raggiungerò mai. A che serve l’utopia? Serve per questo: perché io non smetta mai di camminare». Era questo il senso riportato da Sarri sabato. La visione utopistica di Mau aiuta a migliorare sempre, a rincorrere nuovi orizzonti e chissà che un giorno non vengano raggiunti. Del resto proprio Galeano diceva che «…la miglior prova che la diversità della realtà merita di essere progettata in tutte le sue possibilità di sviluppo e cambiamento è proprio nella capacità di sorpresa che la realtà ci offre in qualsiasi settore e sempre». L’effetto sorpresa, di questa Lazio-bellezza, è che il meglio deve ancora venire.  


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