Immobile, l’occasione della svolta. Ma l’ultima tentazione del c.t. è il falso nove

Mancini continua a coccolare il suo centravanti, che in azzurro si sbatte e lavora sporco ma non è il bomber implacabile della Lazio. Contro gli inglesi dovrebbe esserci sempre lui, ma c’è un’idea last minute…

Dal nostro inviato Andrea Elefante

11 luglio – LONDRA

Last call, dicono qui. Ultima chiamata. Per tutti e per lui un po’ più che per tutti: stasera si vince un Europeo e Ciro Immobile, nel caso, anche un pezzo di domani. Ma il dubbio che si è insinuato nella mente di Mancini è di oggi: un altro atto di fede, oppure farsi trascinare dall’istinto di cambiare proprio in extremis, fiducia a Belotti, ma più facilmente nella vecchia idea del “falso nove” (Bernardeschi o Insigne). Una scossa per la squadra e magari uno schiaffo in faccia all’Inghilterra. È il destino di Immobile in Nazionale: dev’essere arrivato a pensare che sia una specie di nemesi per l’intoccabilità che si è guadagnato nella Lazio, dove la facilità che dimostra da anni nel segnare fa sembrare mistero la fatica di essere lo stesso uomo gol anche con l’Italia. E non basta, a spiegarlo, il fatto che siano due squadre che giocano in modo molto diverso.

Le fatiche di Ciro

—  

Eppure Ciro stasera dovrebbe essere lì, ancora lui al centro dell’attacco, sesta partita da titolare sulle sette giocate dall’Italia: Mancini ha scelto di non scegliere per un sacco di tempo, soprattutto fra lui e Belotti, ma poi il c.t. quando lo fa non rinnega in fretta. Magari ci pensa su, ma non trascura quello che ha visto: Immobile, soprattutto negli ultimi mesi, ha fatto più passi verso la squadra di quanti, forse, la squadra ne abbia fatti per avvicinarsi al suo modo di essere attaccante. Ha rinnegato, lui sì, un po’ del suo dna, per farsi centravanti “da Nazionale”, questa Nazionale. Si è sbattuto per accompagnarla verso la porta, quando di solito si fa accompagnare: uno sforzo fatto di chilometri, corse e rincorse, rinunce, sponde, frutti raccolti con sudore. A volte nascosto, ma c’era: nessuno in questo Europeo ha tirato (12 volte) e segnato (tre gol) quanto l’Italia in seguito a recuperi offensivi e ci ha messo il piede anche lui, a forza di insistere.

Coccole da tutti

—  

Poi, visto che la parola d’ordine di questa Italia è “divertirsi”, sarà bello chiedergli, quando potrà rispondere, se anche lui si sia sempre divertito ad esserne il centravanti. Di sicuro a volte il nervosismo ha vinto sul godersi l’attimo, l’istinto dell’attaccante che ha fame di gol ha sopraffatto il mettersi a disposizione della squadra. E lo sconfinamento ha prodotto tiri o soluzioni forzate, la fatica soluzioni affrettate. Per questo Mancini non si dà pace, una delle ultime volte in semifinale, quando Ciro con un appoggio d’esterno sbagliato per Insigne ha trasformato una ripartenza a favore in contropiede della Spagna: il c.t. ha imprecato e poi è andato a bere un sorso d’acqua in panchina, per sbollire. Ma la sua fiducia in Immobile fino a oggi è stata nei fatti, non solo nelle coccole di cui Ciro dice di aver bisogno: “Tutti ne hanno bisogno – ha detto ieri il c.t. – soprattutto dopo 50 giorni passati insieme, ma io sono felice del lavoro che ha fatto Ciro, come di quello di tutti gli attaccanti”.

La sfida con Kane

—  

In realtà sono in tanti a coccolare Ciro e il suo “lavoro sporco”, onorificenza che tutti, dentro e fuori la squadra, gli appuntano al petto. E tutti sperano, ancor prima di prevederlo, che possa essere lui l’uomo della finale: l’ultimo è stato ieri Pippo Inzaghi, uno che di finali se ne intendeva. Uno che in Nazionale segnava quasi un gol ogni due partite. Immobile no: è fermo a 15, sempre un passo indietro rispetto a Toni e Vialli, che lo spinge dalla panchina a raggiungerlo. Il saldo più recente – cinque reti nelle ultime otto da titolare – è ancora un’apertura di credito, ma da riconfermare: nelle ultime tre è andato in frenata prolungata. Al contrario di Harry Kane, che nella striscia più recente di 27 partite con l’Inghilterra ha segnato 19 gol e distribuito nove assist: l’incidenza di Ciro nelle ultime 33 gare, quelle dell’imbattibilità ancora viva dell’Italia, è stata di otto gol sugli 86 della squadra. Confronto sbilanciato, e però stasera ne potrebbe bastare anche uno, per rimettere a posto un sacco di conti: solo la chiamata giusta, non l’ultima.

Precedente Southgate: "Possiamo scrivere la storia. Italia? Ottima squadra" Successivo Italia, ci siamo! A Wembley divertiti, è così che puoi vincere

Lascia un commento