Immobile, la Spagna per cancellare perplessità e polemiche

Mancini pare orientato a dare fiducia al numero 17, che attraversa un momento delicato tra prestazioni non convincenti e le critiche arrivate dall’Inghilterra

Il rumore dei “se” è sempre più intenso. Ah, se fosse un po’ più reattivo. Ah, se vedesse di più la porta. Ah, se avessimo un centravanti… Le correnti di pensiero pubbliche vanno in questa direzione. Il fatto è che il centravanti ce l’abbiamo – anzi, di questi tempi a Coverciano ne abbiamo tre –, e il titolare della cattedra la porta in generale la vede parecchio. Il problema è che in un torneo dove i giocatori sono tenuti a dare tutto e subito, la pazienza non è – per certi versi anche giustamente – contemplata (per informazioni basta chiedere a Lukaku, scuoiato in patria dopo gli errori contro di noi). E così Ciro Immobile, proprio in una delle nottate azzurre più felici degli ultimi anni, si è ritrovato sul banco degli imputati. Unica stecca di un coro quasi perfetto.

Senza stelle

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Ciro ha faticato a fare quasi tutto. A proteggere palla, a fare salire la squadra, a concludere (l’ha fatto quando non doveva e non l’ha fatto quando doveva), a individuare il momento giusto per capire cosa fare. L’unica cosa che ha continuato a garantire, come d’altra parte succede sempre, è stato l’approccio generoso e lo spirito di sacrificio. Lo sbattimento, insomma. E, per quello che si è capito nelle ultime ore, Mancini parrebbe intenzionato a confermarlo anche contro la Spagna. Perché la filosofia dei 26 titolari poggia su basi solide ed è un concetto bello, ma le rotazioni devono comunque avere un senso logico. L’Italia, a parte forse in porta, non ha una vera stella che brilli di luce propria in nessun reparto. E’ anche questa, paradossalmente, la forza di questo gruppo. Se non giocasse Immobile giocherebbe il suo amico Belotti, e non ci sarebbero differenze epocali. E se Mancini decidesse di stupire tutti potrebbe dare una chance a Raspadori, che però è l’ultimo arrivato e fin qui ha giocato un quarto d’ora in questi Europei e 27 minuti complessivi in maglia azzurra.

Fiducia

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Insomma, arrivati a una sola curva dalla finale, ed essendoci arrivati trionfalmente, continuare con Ciro ha comunque una logica e un senso. Il problema è che Immobile è un ragazzo decisamente sensibile. Che, oltre a vivere la partita in termini tattici, la vive parecchio anche psicologicamente. Capisce l’andazzo che prende una gara, e la resa ne risente. Col Belgio, dopo una serie di giocate non riuscite, ha iniziato ad accartocciarsi su se stesso, senza riuscire a ritrovare il cammino giusto. Il secondo problema riguarda le felici abitudini: Ciro è abituato a una media gol da benestanti del pallone, ha una Scarpa d’oro sulla mensola del salotto. Non è abituato a essere messo in discussione e a soffrire così tanto sotto porta. “Mancini mi ha conosciuto meglio, sa anche che ho bisogno di essere un po’… coccolato”, raccontava il centravanti qualche giorno fa. Per poi aggiungere: “Mai come questa volta sento la fiducia di tutti, in questi termini non mi era mai successo”.

Critiche

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Gli Europei peraltro erano iniziati bene, con due gol nelle prime due partite del girone. Poi la pistola si è inceppata, ma la squadra è stata costruita in modo da non dipendere eccessivamente da alcun singolo. Basti pensare che i capocannonieri azzurri sono ben quattro (lui, Locatelli, Pessina, Insigne) e tutti a quota due gol. Con la Spagna Ciro, se l’orientamento di Mancini sarà confermato, avrà un’occasione vitale per rialzarsi, anche per mettere a tacere le critiche ricevute dall’estero – soprattutto dall’Inghilterra, ma non solo – in occasione del primo gol azzurro di Barella al Belgio. Quando Ciro è stato accusato in pratica di fare l’“italiano”, nel senso più sgradevole del termine, finendo a terra in area dopo un contrasto con Vertonghen per poi rialzarsi subito dopo aver visto la palla in rete. Shearer l’ha definito “patetico e imbarazzante”, Lineker in studio ha riso sarcasticamente, la BBC ha definito l’episodio “pateticamente spassoso”. E via andare, perché tutto può servire in vista di una potenziale finale Italia-Inghilterra, no? Una proiezione tutt’altro che campata per aria, a cui magari potremmo aggiungerne un’altra: e se Ciro fosse l’eroe azzurro di giornata l’11 luglio a Wembley?

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