Galeone: “Il mio amore per due città, zero rimpianti e non sono invidioso. E Allegri…”

L’ex allenatore si racconta il giorno del suo compleanno: “Sono sempre stato autentico e mi piaccio così. Mi rivedo in Pioli. Il più simpatico? Galliani”

Alessandra Bocci

25 gennaio – Milano

Rien de rien. Giovanni Galeone oggi festeggia gli ottant’anni nella sua casa di Udine con la moglie Checca. “Gonfierà i palloncini bianchi con l’elio, lei si diverte”. E Gale non rimpiange nulla. “Sono come sono. Cito Almodovar, un brano del film ‘Tutto su mia madre’. Il risultato di un monologo è ‘Costa molto essere autentici, ma uno è autentico quanto più assomiglia al sogno o all’idea che aveva di se stesso’. E quindi io mi sento abbastanza contento. Essere autentici ha un valore”.

Essendo diverso avrebbe potuto fare un’altra carriera?

“Non saprei e non mi interessa. Mi piaccio come sono. Perché sa, io ho una qualità, non invidio nessuno. Magari posso provare invidia per le persone colte, che sanno tanto più di me. Per il resto, va bene così. Ho fatto una bella vita, anche grazie alla famiglia. Donne di servizio, bambinaie. Mio padre era ingegnere progettista di altiforni e in quel periodo non è che di ingegneri ce ne fossero molti. A 16 anni sono uscito di casa per giocare a pallone. A Trieste c’era una bella atmosfera, gli americani giocavano a baseball e a basket”.

È nato a Napoli per caso.

“Non scherziamo. Io ho vissuto la guerra lì. Parlo napoletano e non a caso guardo Gomorra senza i sottotitoli”.

Però Pescara è la terra del suo cuore.

“Mi vogliono bene, c’è sempre un affetto enorme per me. Mi pesa non poter essere a Pescara per il mio compleanno. Lì trovo un affetto indescrivibile”.

I ricordi più belli a Pescara?

“Un insieme di cose. Una città viva, dove tutte le squadre di tutti gli sport in quel periodo funzionavano. Una città fantasiosa. Non posso ricordare qualcosa senza fare torto ad altri”.

Allegri, il suo figlioccio, com’era?

“La verità è che ce lo hanno tirato dietro. La signora Achilli del Pavia ce lo ha rifilato insieme a Massara, che era l’obiettivo di mercato. Dopo il primo riscaldamento ho detto, accidenti, abbiamo trovato un giocatore”.

Che non allena ancora all’estero ed è stato accusato di eccessivo pragmatismo.

Quei discorsi sul bel gioco…

“La mia idea è che bisogna adattarsi all’identità del luogo. Per dire, a Ferrara mi adorano e non ho vinto un tubo. Credo che si debba sempre considerare l’identità dei club dove si lavora. La Juve non è come il Milan”.

E’ vero che non è mai stato allo Juve Stadium, nonostante i successi del suo pupillo?

“Non so nemmeno com’è fatto lo Juve Stadium. Sono stato al vecchio stadio dove ho giocato una bella partita allenatori contro nazionale cantanti”.

A proposito di allenatori, il migliore di sempre, il maestro?

“Liedholm. Poi magari Cruijff”.

Non ci sono più. Nomination per un vivente?

“Nel mondo Guardiola, il suo Barça, ma anche le variazioni al City mi sono piaciute”.

In Italia?

“Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. Credo sia il quinto emendamento”.

Corretto, ma è una norma americana e siamo in Italia. Che futuro vede per Allegri? Da allenatore l’ha tradita?

“Max sa sempre quello che fa. È un mago nelle letture della gara. E ha capito che non puoi portare ovunque lo stesso stile. Il primo Milan era fantastico, poi ci si adatta al luogo e ai personaggi”.

La cultura aiuta nel calcio?

“Purtroppo no, non serve molto e a volte infastidisce”.

Pronostici al campionato.

“Non mi riesce bene. Vedo tante squadre senza identità, ma trovarne una in epoca Covid, con i tamponi che cambiano tutto all’improvviso, non è semplice”.

“Non ha identità. Fa fatica a trovarla come tante altre squadre, ma è un periodo complicato”.

L’Inter?

“Prevedibile. Non trova mai contromisure, ma resta la favorita: sul piano fisico debordante”.

L’Atalanta?

“Conosco bene Gasperini, è bravissimo. Gioca sempre uno contro uno, l’Atalanta fisicamente è una squadra aggressiva, ma in fase di possesso palla ha tanta qualità. Per lo scudetto ci sono altre, Napoli e Roma a tratti hanno dimostrato di avere un loro timbro e la Lazio ha un gruppo consolidato e un d.s. capace”.

Del Milan che cosa dice?

“Mi rivedo in Pioli: identità nella semplicità. Io con i miei ragazzi a Pescara facevo così, un canovaccio e licenza di muoversi. Il Milan è una squadra con una fisionomia definita”.

Compie 80 anni e può dire quello che vuole, a parte il fatto che lo faceva anche prima. Il più antipatico del calcio?

“Ma che antipatici posso trovare? I ragazzini che dicono ‘il mio calcio’. Rachmaninov non è lo stesso se te lo suona Pollini o uno del piano bar”.

Il più simpatico?

“Galliani, per distacco, e il gruppo Milan che ho avuto modo di frequentare quando c’era Allegri allenatore. I duetti fra Ibrahimovic e Braida erano memorabili”.

Rimpiange qualcosa?

“Ma certo che no, non mi è mai mancato niente. Al massimo posso dire che vorrei andare a ‘Ballando con le Stelle’. Peggio di Allegri non faccio di sicuro”.

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