Coutinho, cosa andò storto Un messaggio per Gabigol

Philippe Coutinho dopo il gol all'Argentina. LaPresse

Philippe Coutinho dopo il gol all’Argentina. LaPresse

Il gol che ha aperto la “mattanza” del Brasile sull’Argentina è di quelli che rivedremo negli highlights per anni. La quotazione raggiunta sul mercato (75 milioni, secondo gli ultimi fixing) è da superstar. L’interesse del Barcellona è una sorta di certificazione di qualità. La carta d’identità racconta di un giocatore ancora giovanissimo, 24 anni. Philippe Coutinho è definitivamente diventato grande. Ma stiamo davvero parlando di quello “smilzo” visto a San Siro subito dopo il Triplete? Sono passati sei anni: in casa Inter sembrano almeno un decennio per numero di giocatori, allenatori, speranze e persino presidenti avvicendatisi. Il ragazzo è cresciuto, e con lui crescono ormai settimanalmente i rimpianti di buona parte dei tifosi interisti. Cosa andò storto fra l’Inter e Coutinho? Poteva andare diversamente?
minorenne — Philippe arriva all’Inter diciottenne, meno di due mesi dopo la vittoria di Madrid. I nerazzurri lo avevano bloccato due anni prima, quando aveva 16 anni e da due era il chiacchierato talento del settore giovanile del Vasco. Spesa: 3,8 milioni di euro, da pagare in tre rate, col ragazzo che resta in Brasile fino a diventare maggiorenne. Il “bambino” a Rafa Benitez piace: nei sei mesi scarsi della sua gestione Cou gioca se non sempre, molto spesso, anche perché Rafa si trova alle prese con infortuni dei “titolari”. A volte da vice-Sneijder, più spesso sugli esterni (con Biabiany sull’altra fascia). E’ leggero, molto leggero, l’impatto con la A è duro: non spacca subito le partite e non sfonda le reti. Qualcosa di buono si vede, ma si vede anche che bisognerebbe aspettare. Il pubblico di San Siro è ben abituato, in quegli anni, lo boccia senza se e senza ma. Salta due mesi, compreso Mondiale per club, per infortunio: quando torna in panchina c’è Leonardo e lui vedrà poco, pochissimo il campo.

Philippe Coutinho con Rafa Benitez, luglio 2010. Ap

Philippe Coutinho con Rafa Benitez, luglio 2010. Ap

prestito, ritorno, addio — E’ acerbo, Coutinho: nella stagione successiva parte giocando poco fino a gennaio, quando va in prestito all’Espanyol. E’ la scelta giusta, nella Liga va in campo in 16 gare, segnando 5 gol, finendo come “rivelazione dell’anno”. Quando torna, sembra il suo momento: però con Strama è titolare in Europa League, mentre in campionato fa la riserva di Cassano. Un infortunio a metà ottobre lo fa scalare ulteriormente indietro nei ranking, uno a dicembre chiude il suo 2012: vola in Brasile a sposarsi, a vent’anni. Dieci presenze e un gol in quel pezzo di stagione: intanto è un po’ più “grosso” e più convinto. Non abbastanza, probabilmente. Quanto basta, però, perché il Liverpool presenti un’offerta: 13 milioni di euro, bonus compresi. Sono 10 di plusvalenza: tanti. Sono pochi per un 21enne di talento, pensano i Reds. Tutti contenti, quindi: l’affare si fa, con pochi rimpianti. Anzi, la dirigenza interista usa quei soldi per prendere dalla Dinamo Zagabria Mateo Kovacic: un ’94 per un ’92, un altro su cui “costruire il futuro”.
Gabriel Barbosa Gabigol, 20 anni. Getty

Gabriel Barbosa Gabigol, 20 anni. Getty

l’erede gabigol — Coi Reds trova un impiego costante, i suoi numeri crescono, le sue giocate sono sempre più frequenti, la struttura fisica è ormai da uomo. Il suo “erede” in nerazzurro, Mateo Kovacic, è già finito altrove, con un’altra plusvalenza, ma senza aver mai lasciato davvero il segno in maglia Inter. “Non è pronto”, diceva Mazzarri, Mancini lo ha impiegato con qualche costanza in più, ma i mugugni hanno spesso superato gli applausi. Al Real fa la riserva di lusso, ma l’anagrafe resta ancora dalla sua parte. Intanto ad Appiano è arrivato un altro ragazzo dalle pesanti referenze: Gabigol è costato più dei due predecessori messi insieme, è arrivato con due anni più (20) rispetto a Philippe, sta giocando (in questi primi mesi) molto meno di lui e di Mateo. Avere pazienza è la lezione che arriva dal Mineirao, dove Cou è definitivamente diventato grande.

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