Classifica ribaltata, guai, mercato e… testa: Inter e Milan un girone dopo

Rispetto alla sfida di novembre, a cui il Milan arrivò con un vantaggio di 7 punti, sono cambiate tante cose: abbiamo isolato le principali e raccontato come le squadre arrivano all’appuntamento cruciale

M. Pasotto-L. Taidelli

3 febbraio – Milano

Novanta giorni dopo, rieccole di fronte. Inter e Milan a distanza di tre mesi che hanno cambiato profondamente gli scenari. Sotto tanti aspetti. Vediamoli insieme.

LA CLASSIFICA

i nerazzurri

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Se l’Inter avesse giocato e vinto a Bologna il 6 gennaio (match da recuperare, ma pende un ricorso nerazzurro) ora sarebbe a +7 su Milan e Napoli. Esattamente il distacco che accusava da entrambe il 7 novembre, prima del derby d’andata. Simmetria perfetta. In dodici turni è arrivato il ribaltone e il rischio per Inzaghi e i suoi è paradossalmente questo: pensare di gestire il vantaggio, credere che un pareggio sabato potrebbe andare bene, col rischio di snaturarsi nella testa e nel gioco. Resta il fatto che in tre mesi la squadra che negli scontri diretti passava in vantaggio ma poi dava un calcio al secchio del latte è cresciuta tantissimo. In fondo anche il pareggio del 16 gennaio a Bergamo, che ha chiuso una striscia di 8 vittorie consecutive avviata proprio dopo il derby d’andata, è pesantissimo perché tiene a distanza un’Atalanta che quando gira può battere chiunque. Se saprà scollinare senza sconfitte le sfide con Milan e Napoli (12 febbraio al Maradona), l’Inter poi avrà un calendario in discesa. Gli unici scontri diretti saranno infatti contro Roma (a San Siro) e Juve, a Torino.

i rossoneri

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Per i tifosi milanisti riavvolgere il nastro fino all’undicesima giornata invece è un tuffo al cuore. Un misto di rabbia e incredulità. Nostalgia canaglia. Prima del derby di andata – turno di campionato numero 12 – la classifica recitava appunto Milan punti 31 e Inter punti 24. Un piccolo abisso su cui molti (moltissimi), anche non di fede rossonera, avevano iniziato a lavorare di proiezioni e ipotesi, giudicandolo spesso un tesoretto sufficientemente cospicuo da poter essere gestito nonostante non si fosse nemmeno a un terzo del cammino. Poi, è chiaro, nella vita esistono anche le vie di mezzo e ritrovarsi al match di ritorno, 12 partite dopo, quattro gradini sotto (ovvero sette potenziali, considerando la partita in meno dei nerazzurri), è una bella botta. I parametri rossoneri sono via via diminuiti. All’epoca il Diavolo aveva segnato 3 gol in meno, ma erano 2 in meno anche quelli incassati, e pareva un ottimo segno. Era l’epoca di un dominio praticamente assoluto a braccetto col Napoli: 10 vittorie, un pareggio, nessuna sconfitta. Ora sono 4, tre in più dei cugini.

GLI INFORTUNI

i nerazzurri

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La forza dei nerazzurri sta anche nell’avere evitato infortuni lunghi, malgrado 5 sudamericani sottoposti a impegni e viaggi stressanti in ben quattro finestre per le nazionali. Unica eccezione Correa, che non riesce a trovare continuità tra un problema muscolare e l’altro. Sensi, che con l’infermeria ha flirtato per due anni, invece è andato in prestito alla Samp per rinascere e meritarsi la Nazionale. Al momento c’è ai box anche il neo acquisto Gosens. Con questo Perisic però Inzaghi può attendere con calma il tedesco, fermo da settembre. Non a caso l’Inter di sabato sarà di fatto la stessa del derby d’andata.

i rossoneri

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Dall’altra parte, un bagno di sangue, un tributo ininterrotto che ha colpito il Milan fin da subito in tutte le formi possibili – muscolari, articolari, Covid -, riducendo drasticamente le opzioni a disposizione di Pioli. All’andata in realtà fu una delle poche occasioni in cui l’infermeria non registrò il tutto esaurito: Maignan, Plizzari, Messias e Castillejo. Quattro i rossoneri attualmente indisponibili, nomi più pesanti rispetto alla sfida di novembre: Kjaer, Tomori, Ibra e Ballo-Touré, con Tomori e Ibra che tenteranno fino all’ultimo di entrare nella lista dei convocati.

LE GERARCHIE

i nerazzurri

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La svolta interista è coincisa con l’esplosione di Calhanoglu. L’ex si è scatenato proprio nel derby di novembre (quelle mani sulle orecchie ad esultare sotto la Sud erano la miglior risposta a chi gli dava dell’indolente) ed è diventato insostituibile al pari di Barella e Brozovic. Anche il Dumfries svagato di novembre ha lasciato spazio all’aggressore che sta mettendo in difficoltà Inzaghi, visto che Darmian nei big match non tradisce mai. Perso Correa, il tecnico ora però oltre a Lautaro e Dzeko ha un Sanchez scatenato.

i rossoneri

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L’emblema del rallentamento rossonero invece è Diaz. Il derby d’andata fu la sua prima partita dopo essersi rimesso dal Covid, ma in pratica è stato il primo atto di un nuovo Diaz, purtroppo in negativo: per lo più opaco, poco incisivo, senza brillantezza. Sabato lo spagnolo rischia di cedere il posto a Kessie, più di una semplice tentazione per Pioli. Ibra all’andata non brillò, stavolta pare avviarsi a cedere il posto là davanti a Giroud. Kalulu giocò anche a novembre, entrando dopo l’intervallo, e se la cavò bene. Sarà lui a fare coppia con Romagnoli sabato.

IL MERCATO

I nerazzurri

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Anche qui, la situazione si è ribaltata. L’Inter aveva già la rosa più completa del lotto ma a gennaio si è portata avanti piazzando il colpo Gosens, anche per non rimanere schiava degli eventuali capricci di Perisic, in scadenza. Caicedo tampona la falla creata dall’infortunio di Correa. E anche il prestito di Sensi alla Samp può pagare dividendi importanti. Il talento che tanto piace a Mancini potrà ritrovare le giuste sensazioni e diventare un rinforzo pesante per giugno. Oppure un bel tesoretto.

i rossoneri

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Tre mesi fa il Milan pareva una corazzata inaffondabile e nessuno osava fare pensieri sul mercato di gennaio. D’altra parte parliamo di una squadra che si era presentata davanti all’Inter forte di 31 punti su 33 disponibili. Dove mettere mano, e soprattutto perché? Ora invece i perché si rincorrono e abbondano. Il Milan riprende il cammino dopo un mercato invernale quasi del tutto immobile e gravato indirettamente dal fervore di Juve e Inter. L’unica consolazione arriverà dai rinnovi. In tempi brevi l’annuncio di Hernandez, a cui seguiranno Leao e Bennacer. Ma l’addio a parametro zero di Kessie è un altro fardello pesante da gestire.

I nerazzurri

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Se il gioco nelle ultime uscite è parso meno brillante (ma i 120’ nelle infrasettimanali contro Juve ed Empoli hanno pesato), la testa viaggia a mille. La vittoria del 22 gennaio sul Venezia, arrivata al 90’ e dopo uno svantaggio in quella che sembrava la classica buccia di banana, conferma la forza del gruppo, capace di vincere con le unghie anche quando le trame di gioco (e il terreno del Meazza…) sono scadenti. Restano però le incognite della sosta. Nei tre precedenti stagionali sono arrivati un pareggio (in casa Samp), il k.o. di Roma con la Lazio e il successo sul Napoli.

I rossoneri

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L’ultimo periodo prima della sosta non è stato un granché in termini psicologici: l’inatteso k.o. casalingo con lo Spezia è stato una mazzata per autostima e certezze, parzialmente lenita dal pareggio con la Juve, che ha dato alcuni segnali confortanti. Ma di certo una condizione mentale peggiore rispetto alla settimana che portò alla stracittadina di novembre, quando il mondo rossonero si sentiva talmente convinto delle proprie forze da considerare poi comunque positivo un pareggio che lasciava i nerazzurri a meno 7 in classifica.

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