Zapata perso per almeno altri 2-3 mesi: la Dea pensa a come sostituirlo

L’Atalanta oggi rischia la mazzata: stagione finita o quasi per Duvàn. Caccia a nuove soluzioni d’attacco. E forse a uno svincolato

La sentenza arriverà solo oggi, con il comunicato dell’Atalanta, ma il dispositivo è già noto: l’infortunio di domenica di Duvàn Zapata è grave, lo stop sarà lungo. Quanto? Si tratta di una ricaduta, domenica era rientrato dopo quasi 50 giorni e ieri l’impressione era che bisognerà ipotizzare un’assenza come minimo altrettanto lunga: almeno due, se non tre, mesi. La prudenza in certi casi raddoppia, tanto più – visti i tempi di recupero dai precedenti infortuni – nel caso del colombiano. Ma esiste un’ipotesi peggiore: quei 2-3 mesi potrebbero non bastare. Dipenderà dall’esito degli ulteriori, necessari accertamenti, programmati fra ieri sera e stamattina. Il sentore da confermare è che la lesione all’adduttore sinistro, lo stesso che lo aveva fermato i 21 dicembre, sia all’inserzione del tendine, che si teme sia interessato: lo farebbe pensare anche la dinamica dello stop, un movimento della gamba innaturale in seguito ad una scivolata. Nel caso: problema ancora più delicato, con la necessità di un intervento.

La gestione del rientro

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Comunque andrà, una botta difficile da riassorbire: quanto lo sarà lo stiramento del giocatore. E un handicap che, anche alla luce di due freschi precedenti (una recidiva molto meno grave di Toloi e quella molto importante di Gosens), che hanno generato tensioni, apre un’importante parentesi: sulla gestione degli infortuni muscolari da parte dello staff medico, che è cambiato quest’anno. E anche un dibattito sul sempre difficile equilibrio da trovare fra l’esigenza dei tecnici di recuperare in fretta i giocatori e la cautela opportuna in certi casi. Per come sono andate le cose domenica, il sospetto di corto circuito nella gestione del rientro è legittimo: non è stata (solo) sfortuna, Zapata domenica non era pronto al 100% per tornare in campo. E per questo forse non era neanche convinto fino in fondo di poterlo fare, tanto più dopo la sua settimana di lavoro precedente Atalanta-Cagliari: un po’ in gruppo e un po’ a parte. Ma ormai non si può tornare indietro e oggi si impongono tre riflessioni.

Prospettive cambiate?

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La prima: senza Zapata, quanto cambiano le prospettive della Dea in vista di una qualificazione europea. Il rischio è concreto: è out forse l’unico vero insostituibile della rosa. Gasperini non ha mai negato che, con o senza Zapata, sono due squadre diverse e basta vedere il suo impatto nel giro di 6’ domenica. In più, il suo stop arriva nel momento cruciale della stagione e con un overdose di impegni: da affrontare – oggi – anche senza Ilicic e Miranchuk. Ceduto Piccoli, l’unico centravanti è Muriel, che ha qualità tecniche diverse e non ha la stessa resistenza fisica del colombiano, per reggere sempre i 90’, e anche in più gare ravvicinate. Seconda riflessione: ora Gasperini dovrà “riprogrammare” l’Atalanta senza Duvàn, magari con un’intuizione delle sue.

Alternative e svincolati

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Al momento, per le caratteristiche dei giocatori in rosa, l’ipotesi “falso nove” sembra complicata da percorrere, se non inventando un interprete. Con i tre sistemi di gioco (finora) di riferimento, diventerà ancora più importante il turnover studiatissimo del tecnico e comunque un’interpretazione più dinamica di qualunque dei tre moduli offensivi: i movimenti di Muriel, non da centravanti d’area, richiederanno un diverso attacco dell’area avversaria, con un coinvolgimento più mirato di Boga e Mihaila e un ancora maggior contributo degli inserimenti dei centrocampisti. Terza riflessione: se oggi lo stop di Zapata imporrà di considerare l’ipotesi stagione finita o quasi, si potrebbe pensare anche di percorrere la strada estrema di un monitoraggio degli svincolati, anche stranieri. Dalla suggestione Diego Costa in giù, il mercato non offre grandi nomi (vedi lista qui a fianco), ma si tratterebbe comunque di una soluzione d’emergenza per aumentare almeno il numero di opzioni. Sperando magari di pescare il jolly giusto.

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