Wijnaldum, l’ex tifoso è l’arma anti-Feyenoord

In certi momenti, in certi posti, è bene affidarsi a una guida che conosca dove mettere i piedi. Beh, Georginio Wijnaldum di Rotterdam conosce ogni lembo, ogni mattonella, ogni segreto. E del Feyenoord è innamorato a tal punto da confessare con uno dei suoi sorrisi, nella sua prima intervista alla Roma, di aver «sofferto molto per la sconfitta di Tirana. Speravo che la mia squadra del cuore vincesse la Conference League».

Indispensabile

Nessuno ovviamente può essersi offeso per quella frase uscita spontaneamente da un ragazzo che, anche quando ha raggiunto la vetta d’Europa al Liverpool e una ricchezza spropositata al Psg, non ha voluto dimenticare le origini. Sarebbe come chiedere a Ibrahimovic di rinnegare il Malmoe. E però adesso Wijnaldum al de Kuip torna da avversario dopo 8 anni senza alcuna voglia di consegnarsi all’emotività. Nelle tre precedenti visite con il Psv per la verità nello stadio del Feyenoord ha sempre perso. Ma in campo europeo vigono regole consuetudinarie differenti, nelle quali l’esperienza e il carisma possono contare quanto il talento e la velocità. In questo senso pochi calciatori hanno il curriculum di Wijnaldum, che dopo la sosta di fine marzo utile a recuperare un posto nella nazionale olandese ha dimostrato anche nella Roma di essere finalmente un fattore deluxe. Trascinatore con la Sampdoria, tra gol e rigore procurato, valido portavalori nella gestione del risultato a Torino. 

Senza calcoli

E’ inutile a questo punto arrovellarsi nei rimpianti: cosa sarebbe stata la Roma se il giovane Felix Afena-Gyan quel pomeriggio di agosto non avesse sbattuto con tutto il peso del corpo sulla sua tibia? E’ molto più importante per Mourinho pianificare la strategia per domani, che con ogni probabilità non potrà prescindere dal contributo dell’ex più atteso. In assenza di Karsdorp, l’altro giocatore venuto dal Feyenoord che a Tirana aveva invece partecipato al trionfo romanista, le conoscenze di Wijnaldum offriranno alla squadra un supporto (almeno) prezioso.

Infaticabile

Tornato disponibile due mesi fa dopo il lungo infortunio, l’11 febbraio, Gini viene da sei partite consecutive giocate da titolare. Ha vissuto in campo 90 minuti anche a San Sebastian, nella notte della resilienza europea. In più, ripresa confidenza con il gruppo della nazionale olandese, è stato utilizzato per l’intera partita contro la Francia e per altri 45 minuti contro Gibilterra. Ormai insomma può essere consideraro un calciatore completamente recuperato. Anzi, è persino più fresco degli altri perché la sfortuna gli ha impedito di giocare per sei mesi. Per questo a lui Mourinho non intende rinunciare più: su Wijnaldum aveva impostato parte della campagna acquisti estiva, convinto di aver individuato a prezzi di saldo (in prestito gratuito) il perfetto erede di Mkhitaryan, e d’ora in poi vuole goderselo. Se poi a fine stagione la Roma deciderà di non pagare al Psg gli 8 milioni di maxirata che servono per trasformare il leasing in acquisto definitivo in questo momento non interessa a nessuno. A Rotterdam, la casa dove ha assaggiato prima lo Sparta e poi il Feyenoord, che gli ha aperto la strada verso la notorietà, Gini sa che dovrà lasciare il segno. Senza esultare, magari, ma pazienza.

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