Una squadra nella squadra: i segreti del gruppo portieri Juve

Gerarchie chiare e uomini spogliatoio, il legame umano e il livello degli allenamenti, il ruolo di Pinsoglio e quello di Filippi: così la staffetta tra Szczesny e Perin dà sicurezza ad Allegri e a tutto il gruppo

C’è un forte senso di appartenenza, tra i portieri della Juventus. Una squadra nella squadra, anima e motore di un gruppo che in questa stagione si è aggrappato spesso agli interventi risolutivi dell’ultimo difendente in campo. Aver fatto la “differenza” alla lunga si è rivelato il modo migliore per ottenere risultati migliori: le gerarchie sono chiare tra Szczesny e Perin, rispettivamente primo e secondo, e forse anche per questo le prestazioni di entrambi a un certo punto si sono compattate al punto di poter essere percepite allo stesso modo. Pinsoglio completa il reparto: lui unisce e alleggerisce, consapevole del suo ruolo di terzo.

SINERGIA

—  

L’abbraccio tra Szczesny e Perin nell’immediato post gara di Juve-Sporting è destinato a rimanere tra le immagini più significative di questa stagione. Dal profondo senso di stima e unione tra i portieri bianconeri è rinato parte dell’intero progetto stagionale, dopo i primi mesi di trambusto. “Credo si veda anche in campo che tra noi portieri c’è una sinergia incredibile – la confidenza di Perin -. Ognuno aiuta a elevare il livello dell’altro, anche Pinsoglio”. Con Szczesny che gli fa eco: “Soprattutto Pinsoglio! Siamo pronti a scherzare ma anche a lavorare seriamente, questa sinergia del gruppo portieri è la stessa del gruppo squadra: eccezionali nelle difficoltà che tutti sappiamo, bravi a non cadere in vittimismi e finti alibi. Abbiamo dimostrato di essere una squadra di uomini, dobbiamo continuare a farlo”.

RIFERIMENTI

—  

Lo scambio di battute tra Tek e Mattia è naturale, puro. Di forte impatto come il loro contribuito stagionale: che sia sceso in campo l’uno o l’altro, quest’anno la Juve ha trovato grande sicurezza nel proprio portiere. Perin si è fatto trovare sempre pronto: contro lo Sporting è stato doppiamente protagonista sul finale (anche Szczesny lo era stato in avvio di gara) e a fine gara ha rivolto il primo pensiero al compagno, che ha chiesto il cambio per qualche attimo di paura a causa di una tachicardia improvvisa (gli esami lo hanno poi tranquillizzato, gli ulteriori accertamenti di queste ore sono in via precauzionale: l’allarme è rientrato subito). Non un caso che Allegri indichi entrambi tra le anime di maggiore riferimento dello spogliatoio in questo momento storico della Juventus, in cui la componente umana deve per forza andare in parallelo con le valutazioni tecniche.

CONSAPEVOLEZZA

—  

Il ritorno di Max, che ha protetto e tolto pressione sul polacco (che a un certo punto sembrava a rischio cessione) ha migliorato anche Perin, che l’estate scorsa ha rinnovato con la consapevolezza del suo ruolo di vice: lui che ha sempre avuto una considerazione da primo e che – con le prestazioni di quest’anno – ha confermato sul campo di essere molto più di un semplice “secondo”. Szczesny da questa sana concorrenza ne ha tratto beneficio: sa di poter contare sul supporto del compagno, che è diventato pure un amico fuori dal campo. Nessun individualismo. Il livello degli allenamenti è alto, i portieri della Juve si ricaricano tra loro e trasmettono poi adrenalina buona alla squadra nelle attività comuni: l’esercizio sta riuscendo ormai da un po’, in perfetto equilibrio.

IL PREPARATORE

—  

Chi tiene il reparto dei portieri in mano è Claudio Filippi, tra gli storici della Continassa. Il tecnico romano arrivò con Gigi Delneri dal Chievo nel primo anno dell’era Andrea Agnelli, successivamente venne trattenuto per scelta di Beppe Marotta e Fabio Paratici. Di acqua sotto i ponti ne ha vista passare tanta: ha vissuto gli anni di piena maturità calcistica di Gigi Buffon e vinto tutti i nove scudetti juventini passando per le gestioni di Antonio Conte, Max Allegri e Maurizio Sarri. È ancora lì a tenere le redini di un reparto che è il fiore all’occhiello di questa Juve: a garantire un livello altissimo di performance dei numeri uno bianconeri, ai quali si aggrega spesso qualche giovane di prospettiva. È Filippi il garante dell’unione tra i portieri: è sempre riuscito nell’intento di creare empatia nel gruppo di lavoro sin dai suoi primi anni alla Fidelis Andria.

ALLENAMENTI

—  

Filippi è anche l’ideatore dello “scudo”, un attrezzo d’allenamento pensato in tempi non sospetti per preparare una partita. Erano i tempi del Chievo: il tecnico si ritrovava a preparare Sorrentino per una partita a rischio sulle palle inattive, per via della presenza di numerosi saltatori nella squadra avversaria. Dall’idea di ribattere con un cartone la palla sui cross, così da simulare al meglio la traiettoria del pallone, prese forma uno degli strumenti più utili e diffusi oggi tra i preparatori dei portieri italiani e non solo, vista la richiesta che c’è dell’attrezzo all’estero. Dall’evoluzione dello “scudo” ne hanno beneficiato soprattutto gli estremi difensori bianconeri di questi anni, ovviamente: i riscontri sono passati attraverso un netto miglioramento delle performance su ogni circostanza imprevedibile.

Precedente Pioli e il Milan-2: da Thiaw a Origi, rivoluzione a Bologna? Successivo Osimhen si riprende già il Napoli: intera seduta in gruppo