Ucraina-Russia, l'ignavia della Fifa

Non c’è un filo sottile a dividere la cautela dall’inerzia. C’è un crepaccio. La Fifa, solitamente fedele in tutto al suo acronimo, ieri l’ha scavalcato con disinvoltura. E sprezzo del ridicolo. Dunque, la Russia potrà disputare i playoff di qualificazione al Mondiale e poco importa se le squadre che dovrebbero affrontarla hanno già detto in tutte le lingue – ovviamente – che non hanno alcuna intenzione di farlo. Per la Fifa invece l’importante è che non si chiami Russia, che non giochi in Russia e che si presenti senza inno e bandiera nazionali. Insomma, che finga di essere qualcun altro. Non preoccupatevi, noi vi reggeremo il gioco.

Raccontano: questo è solo l’inizio, se non si mettono a fare i bravi prenderemo ulteriori decisioni. Ma certo, non c’è fretta. Non muore nessuno, mica c’è una guerra. Casomai non fosse chiaro, purtroppo il nostro è sarcasmo. Illustrano, allora: siamo in linea con le indicazioni del Cio, che del resto ha seguito la stessa linea sanzionatoria nei confronti del comitato olimpico russo alle Olimpiadi di Tokyo e a quelle invernali di Pyeongchang e Pechino. Chiaro, è la stessa cosa. Lì c’era gente che organizzava il doping sistematico, qui altri che hanno il dito sui pulsanti dell’offensiva nucleare e si sentono anche prudere le mani. 

Facciamola breve. Nessun tipo di garantismo può essere invocato quando si tratta di mettere in chiaro a un Paese nella sua globalità che minacciare, attaccare, violare confini e case, sparare alla gente esclude dalla convivenza civile. Persino dai suoi dettagli allegri e leggeri tipo un Mondiale di calcio. Da Infantino e dagli altri cuori di leone della Fifa ci aspettiamo dicano questo: tornate quando sarete rinsaviti. Ed è inutile che vi camuffiate, vi conosciamo bene. 

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