Tutto il calcio europeo contro la Superlega: lunedì e martedì l’udienza

Juve, Real e Barcellona puntavano a una nuova competizione al posto della Champions e puntano a dimostrare che l’Uefa gode di un abuso di posizione dominante. Sentenza a fine anno

Fabio Licari

7 luglio – Milano

Non è ancora il mezzogiorno di fuoco, quello arriverà probabilmente tra dicembre e gennaio, ma siamo già alla conta dei dieci passi. Spalla contro spalla. Solo che uno dei due contendenti avrà al suo fianco tutta l’Europa, l’altro al momento non ha alleati. Lunedì e martedì, a quasi quindici mesi dalla famosa proclamazione della Superlega – prima del Congresso Uefa di Montreux il 20 aprile 2021 – tutti i protagonisti di una storia che ha comunque cambiato il calcio si ritroveranno in Lussemburgo davanti a quindici giudici della Corte di giustizia Ue. C’è l’udienza sul caso Superlega. Da un lato Uefa, Fifa, Parlamento europeo, Commissione, Consiglio Ue, Eca, federazioni, leghe, giocatori, tifosi e una ventina di governi, compreso quello italiano. Dall’altro Florentino, Agnelli e Laporta, quindi Real Madrid, Juve e Barcellona, i tre “azionisti” del torneo che vorrebbe cancellare la Champions e creare un nuovo sistema del calcio mondiale. In realtà non è in gioco soltanto la Champions, ma il futuro dello sport europeo.

MONOPOLIO UEFA?

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L’obiettivo dei “ribelli” è dimostrare che l’Uefa gode di un abuso di posizione dominante. E che quindi non potrebbe più avere il monopolio nell’organizzazione dei tornei. Una lettura “economica” del calcio utile a giustificare la nascita di una Superlega privata che, secondo Real, Juve e Barcellona, dovrebbe convivere con la Champions. Naturalmente i “ribelli” lo sanno bene che questo è impossibile: la Superlega ucciderebbe la Champions, perché non ci sarebbe posto per due competizioni del genere. Non solo. Il calendario “lungo” darebbe un colpo letale ai campionati nazionali, nei quali le “grandi” invitate (Juve, Inter e Milan) schiererebbero le squadre B: e Roma e Napoli, per citare altre due grandi, dove si collocherebbero? La Superlega non ha spazio per tutti. Per non parlare delle nazionali, di Mondiali ed Europei, l’ultimo dei pensieri dei tre presidenti: che spazio avrebbero le partite al di fuori dell’attività dei club?

MODELLO EUROPEO

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A dirla tutta non sarà facile far passare il concetto di “monopolio” Uefa. Intanto si tratta di un’organizzazione, quella di Nyon, che redistribuisce a federazioni, club e calcio minore quasi il 100 per cento delle entrate (diritti tv e sponsor). Inoltre, l’Uefa non impedisce la nascita di altri tornei concorrenti, ma legittimamente non può ammettere che qualcuno partecipi a quelli esterni che non rispettano il “modello europeo”. Questo è un passaggio chiave: lo sport in Europa è organizzato su base piramidale e solidale, dalla base al top. Un sistema gestito da istituzioni pubbliche, Fifa, Uefa, federazioni, e che prevede la distribuzione dei ricavi e l’occasione per tutti, nel senso che ci sono promozioni e retrocessioni e non inviti e numero chiuso. Infine, non c’è conflitto di interessi, visto che i ricavi sono condivisi e l’Uefa non ha un club. Gli organizzatori della Superlega invece parteciperebbero al torneo oltre a organizzarlo e, dopo aver diviso tra loro i ricavi, distribuirebbero il resto agli altri partecipanti. Per l’Uefa, la Superlega è un “cartello” illegale.

SPECIFICITA’ DELLO SPORT

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Nei tribunali, si sa, una cosa è il buon senso e un’altra il diritto. La battaglia si giocherà sulla specificità dello sport, principio finalmente riconosciuto dall’Ue con il Trattato di Lisbona del 2009 e che impedirebbe una lettura della questione attraverso il diaframma del “libero mercato”. Il condizionale è d’obbligo perché la specificità è stata spesso un concetto sfuggente e la storia delle sentenze sportive Ue non è così netta, cominciando dalla famosa sentenza Bosman i cui effetti non sarebbero però paragonabili a quelli di una sentenza favorevole alla Superlega. Erano però altri tempi, prima di Lisbona. L’Uefa allora sottovalutò sia gli effetti della Bosman sia lo scenario politico favorevole. Oggi la situazione è molto diversa. E infatti tutta l’Europa si schiererà per il modello europeo lunedì e martedì.

TUTTI PER L’UEFA

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La procedura della Corte prevede che, lunedì pomeriggio, cominci la Superlega a esporre le sue ragioni. Quindi toccherà all’Uefa, poi alla Fifa, anche lei per il modello europeo. Seguirà la E22 Sports Management, il braccio commerciale della Superlega. Poi tutti gli altri a sostegno dell’Uefa: la Lega e la federcalcio spagnole, il governo italiano (le osservazioni sono state firmate dagli avvocati di Stato Stefano Lorenzo Vitale e Danilo Del Gaizo), e un’altra ventina di governi, compresi Francia e Spagna. Mai tanta partecipazione a una causa davanti alla Corte, ma è chiaro che è in gioco più del calcio. La Germania ha mandato osservazioni. La Gran Bretagna non può partecipare, dopo la Brexit, ma è stata la prima a opporsi sotto la spinta del “no” dei tifosi. Parlerà anche la Commissione che si è schierata con forza contro i “secessionisti”. Un solo paese europeo è per la Superlega, il Lussemburgo, ma non parteciperà al processo.

SENTENZA A FINE ANNO

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Il giorno dopo, martedì 12, il dibattito: i giudici che potranno fare domande a tutti i partecipanti. Tra i 15 giudici c’è Lucia Serena Rossi, la prima italiana a ricoprire l’incarico. L’avvocato generale Rantos, greco, darà il suo parere (non vincolante) ai giudici a settembre/ottobre, prima della sentenza attesa tra dicembre 2022 e gennaio del 2023. Scenari? In caso di successo dell’Uefa, il progetto sarebbe definitivamente sepolto e a Real, Juve e Barcellona non resterebbe che fare marcia indietro per evitare la squalifica inevitabile della Disciplinare di Nyon. In caso contrario, comunque, non sarebbe facilissimo creare una Superlega con soli tre club e vincoli governativi che di fatto impediscono la partecipazione a squadre inglesi e tedesche. Ma sicuramente l’Uefa dovrebbe aggiornare i suoi regolamenti e l’equilibrio dei tornei si sposterebbe nell’immediato futuro decisamente a favore dei grandi club. Lunedì e martedì i giorni chiave per convincere i giudici. La sentenza potrebbe arrivare durante il Mondiale in Qatar: chissà se l’ultimo.

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