SUPERGA/ Dal Grande Torino alla Chapecoense: un aereo caduto e una squadra distrutta (oggi 29 novembre 2016)

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SUPERGA: DAL GRANDE TORINO ALLA CHAPECOENSE NELLA TRAGEDIA AEREA (OGGI 29 NOVEMBRE 2016) – La tragedia aerea accaduta in Colombia e che ha colpito la squadra brasiliana della Chapecoense (clicca qui per approfondire) fa tornare alla mente, purtroppo, il fatto che il 4 maggio 1949 colpì il mondo del calcio e, più in generale, dello sport italiano. Una tragedia che, sia pure lontana più di 67 anni, è ancora vivissima nei ricordi: la leggenda del Grande Torino, cinque scudetti consecutivi (il quinto assegnato sostanzialmente a tavolino, ma quella squadra stava dominando il campionato), si spezzò definitivamente in quel pomeriggio primaverile in cui il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI andò a schiantarsi contro il terrapieno posteriore della Basilica di Superga, sulla collina torinese. Morirono 31 persone: 18 componenti della squadra, due allenatori e un massaggiatore, tre dirigenti, tre giornalisti  e quattro membri dell’equipaggio. Fu il tempo pessimo a generare l’incidente: quando il pilota decise di virare a sinistra era convinto di avere la collina di Superga a destra, invece ce l’aveva davanti e non potè fare nulla per evitarla. A bordo c’erano Valerio Bacigalupo e capitan Valentino Mazzola, Ezio Loik e Franco Ossola, Virgilio Maroso e Aldo Ballarin, Guglielmo Gabetto: una squadra leggendaria, ritenuta giustamente una delle più forti d’Europa. A identificare le salme fu Vittorio Pozzo, torinese ed ex CT della Nazionale, che aveva portato a vestire la maglia dell’Italia praticamente tutto il Torino (e che non partecipò alla trasferta perchè la squadra preferì invitare il giornalista Luigi Cavallero).

SUPERGA: DAL GRANDE TORINO ALLA CHAPECOENSE. QUEL VOLO MALEDETTO DA LISBONA (OGGI 29 NOVEMBRE 2016) – Il Grande Torino rientrava da Lisbona: aveva disputato un’amichevole contro il Benfica perchè Francisco Ferreira, capitano dei lusitani, aveva chiesto un aiuto economico all’amico Valentino Mazzola. Il quale, pure con la stagione al termine e la squadra stanca, non aveva saputo rifiutare. Si disse anche che i granata sarebbero dovuti fermarsi a Barcellona (dove incrociarono il Milan, che andava a Madrid) per la notte, ma che lo stesso Mazzola, in ragione della stanchezza, premette per rientrare subito a Torino e dunque lo scalo durò meno di due ore. Da allora il Torino paga come un debito alla malasorte, e il mito del Cuore Toro nasce di fatto da quel giorno. Ricorderete il 15 ottobre 1967, la morte di Luigi Meroni: la Farfalla granata fu falciata da una Fiat 124 Coupé guidata da Attilio Romero, che allora aveva 19 anni ed era super tifoso del Torino e 23 anni più tardi sarebbe divenuto presidente del club. Non solo: ai più attenti non era sfuggito come il nome del pilota di quel maledetto volo schiantatosi su Superga fosse proprio Pierluigi Meroni. Una storia di pianti e lutti quella del Torino; quel giorno del maggio 1949 però resta una tragedia per tutto lo sport italiano, la perdita di una squadra che ancora oggi, quando è passato più di mezzo secolo, viene giustamente ricordata come una delle più forti di tutti i tempi, forse addirittura la più forte che abbia mai calcato i campi da gioco del nostro Paese.

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