Stadi: Lega e Figc propongono i posti a scacchiera, il Governo ci riflette

Federazione al lavoro anche per fermare i no vax: “Valuteremo l’obbligo di vaccino per i giocatori”

Elisabetta Esposito

28 luglio – ROMA

L’attenzione di Gravina e degli altri membri del Consiglio federale ieri non si è concentrata soltanto sulla riforma del calcio. Ci sono infatti alcune situazioni particolarmente delicate e importanti che meritavano discussioni e provvedimenti immediati.

I vaccini

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La prima riguarda i calciatori no vax. È stata approvata infatti una norma da inserire nelle Noif che prevede l’obbligatorietà del green pass per i tesserati delle competizioni professionistiche e per la Serie A femminile. Di fatto, visto che il green pass viene dato anche a chi ha un tampone negativo effettuato nelle precedenti 48 ore, i giocatori che seguono il protocollo federale, decisamente severo, già lo possiedono, ma normare l’obbligatorietà rende un’eventuale violazione più facilmente sanzionabile. C’è di più.

Il presidente della Figc non solo ha dichiarato che il certificato verde verrà richiesto “a tutti gli addetti ai lavori”, ma ha fatto sapere che la Federazione “valuterà l’obbligo di vaccino per i calciatori. Credo sia giusto fare in modo che chi non lo ha non possa svolgere una determinata attività”. Ovviamente la decisione sarà subordinata a quella del Governo di consentire ai datori di lavoro privati di imporlo ai dipendenti, come già richiesto da Confindustria, ma una dichiarazione tanto chiara da parte del presidente è comunque indice della determinazione con cui si voglia perseguire l’obiettivo.

Gli stadi

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La seconda questione riguarda il distanziamento e di conseguenza la capienza degli stadi. Come noto l’ultimo decreto consente agli impianti all’aperto in zona bianca di ospitare tifosi, obbligatoriamente dotati di green pass, per il 50% della capienza. Peccato che lo stesso decreto specifichi pure che il distanziamento interpersonale debba restare un metro. In questo modo la capienza non potrebbe mai arrivare al 50, ma tornerebbe ad essere tra il 25 e il 30%, poco più di quanto già consentito. La Figc ha annunciato ieri di aver chiesto al Governo di valutare una disposizione a scacchiera, in modo da poter arrivare davvero al 50%.

Una proposta di mediazione rispetto al 100% auspicato inizialmente dalle società, ma che ha comunque trovato il totale appoggio della Lega Serie A, che ieri, attraverso il presidente Paolo Dal Pino, ha lanciato un nuovo allarme: “Il nostro settore non ha ricevuto alcun ammortizzatore, i club vivono una situazione di mancati introiti causati dalla pandemia senza precedenti e ci si propone uno scenario in cui mancheranno altri soldi alla ripresa.

Abbiamo bisogno che vengano adottate misure di respiro per i bilanci, non è possibile continuare a sostenere costi certi davanti a ricavi incerti, è troppo penalizzante”. E Gravina, che definisce il 50% una misura “non soddisfacente”, è d’accordo: “Dispiace che al calcio italiano, che effetti tanto importanti ha sul Paese dal punto di vista economico e sociale, non venga riconosciuta la giusta dignità dallo Stato. E non mi riferisco tanto ai ristori, quanto alle difficoltà nel consentire la ripresa da una delle crisi più profonde dalla sua costituzione”.

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Al vaglio del Governo

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Al vaglio del Governo Sulla riapertura degli stadi sono in corso da giorni contatti tra Federcalcio, Lega ed esponenti del Governo, dal Sottosegretario Vezzali (rientrata ieri sera da Tokyo) al ministro dello Sviluppo Economico Giorgetti e quello della Salute Speranza, fino al premier Draghi. Proprio ieri mattina il problema è stato sottoposto all’attenzione di Palazzo Chigi e del Cts, vagliando possibili soluzioni. Il decreto ormai è in Gazzetta Ufficiale, ma sono ancora diversi i nodi da sciogliere oltre a quello degli stadi. Modificarlo è possibile, ma ridurre il distanziamento per le partite implicherebbe farlo anche per le altre attività, circostanza che al momento appare più che difficile.

Si potrebbe però andare verso a un’interpretazione diversa della norma, più che a una sua modifica. Il tempo infatti stringe, le biglietterie sono ferme e per accelerare i lavori il deputato M5S Simone Valente, ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio e vicino allo sport, non esclude un’interrogazione parlamentare. Chiaro poi che, come ha detto la Vezzali, “il 50% è un primo passo”, e che quando il numero dei vaccinati salirà, con ogni probabilità si entrerà negli impianti solo con doppia dose e il distanziamento potrebbe azzerarsi. Ma per questo serve tempo. Il calcio non ne ha più.

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