Spadafora, sì all’emendamento Pd: “Aiutare lo sport di base senza dimenticare la Serie A”

Il ministro favorevole alla sospensione delle tasse per 4 mesi, poi aggiunge: “Il campionato deve rinnovarsi, ma Figc e Lega sono già al lavoro. I maxi stipendi? Appaiono contraddittori rispetto alla richiesta di aiuto del calcio”. E sulla Riforma dello Sport: “Questo Ministero dovrebbe esistere sempre e avere un portafoglio”

Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora è stato protagonista di un lungo intervento a 90° Minuti su Rai 2, spaziando dal ricordo di Maradona (“Quando a 12 anni ero volontario Unicef aiutò la nostra manifestazione ad Afragola mandandoci una maglietta, è sempre stato generoso”) alla Riforma dello Sport e al rinnovamento del nostro calcio, a partire dalla Serie A.

Una Serie A da rinnovare

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A questo proposito il ministro afferma: “Il calcio deve ancora incarnare dei valori e restare un punto di riferimento per gli italiani. Per continuare ad avere credibilità deve però mettersi in discussione e capire che i tempi sono cambiati”. E sul dilazionamento degli stipendi aggiunge: “Lascerei almeno questa bega a loro, ma di certo in questo momento storico, al di là dell’emergenza sanitaria, la contrapposizione tra un mondo del calcio che chiede aiuto e degli stipendi al di sopra delle possibilità delle stesse società mi sembra contraddittorio. Non so in che modo, ma una forma che contemperi questo problema (intendendo una sorta di salary cap, ndr) la vedrei sicuramente. E lo dico da cittadino e da tifoso prima che da ministro”. E ancora: “Bisogna prendere esempio dalle leghe straniere che aiutano le serie minori. La riformulazione dei campionati riguarda soprattutto la Figc e Gravina, con cui ho un buon rapporto, credo che delle cose già le stia facendo, così come mi pare che la Lega abbia già avviato un percorso di rinnovamento. È chiaro che il calcio e soprattutto la Serie A devono riorganizzarsi, bisogna rivedere il sistema”. Spadafora conferma poi il suo importante appoggio all’emendamento Pd che prevede nella legge di bilancio la sospensione per 4 mesi dei contributi fiscali per tutto lo sport, Serie A compresa: “Sono d’accordo, l’ultima cosa che vorrei è la guerra su quali settori aiutare. Io nella prima fase dell’emergenza mi sono concentrato sullo sport di base, ma anche il calcio va sostenuto, anche perché, va detto, negli aiuti che diamo le tasse che derivano dal calcio sono determinanti”.

La riforma dello sport

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Sulla Riforma dello Sport, che ha visto l’approvazione di 5 decreti su 6, dice: “Ha vinto lo sport se pensiamo ai provvedimenti sui lavoratori sportivi o professionismo femminile di cui sono particolarmente orgoglioso. O se pensiamo ai paralimpici che potranno restare nei gruppi sportivi militari e ai vincoli dello sport dilettantistico che coinvolge migliaia di persone. Se pensiamo alla governance invece abbiamo perso un po’ tutti: potevamo dare elementi di chiarezza, ma non siamo riusciti a trovare una sintesi definendo i ruoli del Coni e di tutti i soggetti che si occupano di sport. Prima con il Coni unico soggetto c’era forse più chiarezza, ma non è detto che fosse una governance più corretta. È giusto che le politiche pubbliche per lo sport vengano dal governo, che comprenda anche lo sport di base e nelle scuole. Non è colpa del Coni, loro hanno coperto un vuoto spesso lasciato dalla politica. Oggi le teste sono due, il Ministero e il Coni che deve rispettare tutte le regole. Il Dipartimento e Sport e Salute sono solo strutture di supporto a quello che è l’indirizzo del governo. Il Ministero dello Sport andrebbe sempre previsto, con portafoglio, e io sono pronto a promuovere questo cambiamento. Lo dico perché lo sport è un’industria importante oltre che un elemento fondamentale per il territorio e la salute degli italiani: perché non elevarlo a rango di ministero con portafoglio? A quel punto si risolverebbero tanti problemi. Oggi Sport e Salute non è altro che la società servente il ministero. Il problema del Coni andrà comunque risolto perché il Comitato Olimpico, così come ci richiede il Cio, deve avere la sua autonomia. Poi non deve fare più di quello che è richiesto, anche a livello internazionale. Ognuno deve restare nel suo ambito rispettando le regole, così non ci sarebbe quella confusione che nasce dal voler sconfinare nel campo altrui”. E sui rapporti con il presidente Malagò: “Ho grande rispetto per il suo ruolo e devo ricercare buoni rapporti con tutti i soggetti. Poi confermo quello che dice lui, si tratta di rapporti istituzionali, non abbiamo legami d’amicizia al di fuori del lavoro, ma credo che questo mi aiuti. Dal mondo dello sport sono sempre stato considerato un estraneo, ormai non lo sono più ma essere stato al di fuori di una storia che è fatta anche di divisioni, mi fa essere più indipendente. È importante lavorare nell’interesse di tutti e senza essere l’amico di questo o di quello”.

I lavoratori sportivi

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Il ministro commenta poi il nuovo quadro normativo che tutela oltre per 500 mila lavoratori sportivi: “Costi troppo alti? Ricordo che la riforma entrerà in vigore il primo settembre, superati i mesi di emergenza, e che fino a 2023 non prevederà oneri contributivi da parte dei soggetti sportivi grazie all’approvazione di un fondo di 100 milioni di euro. Se non dovessero bastare garantiremo altre risorse, anzi ci stiamo già lavorando”.

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