Shomurodov, l’intervista: “Ranieri e Cagliari, dritti al cuore”

Quali? 
«Un giorno mi ha detto: “A Genova eri forte, un mostro. Adesso non so cosa ti sia successo. Non ha più fame? Io voglio vedere quello stesso giocatore”. Voleva prendermi in giro, farmi sorridere e allo stesso tempo stimolarmi. Beh, ci è riuscito ed è arrivato dritto al cuore».

Giusto il tempo di ritrovare condizione ed entusiasmo. E la Salernitana si è ricordata di quanto potesse essere letale… 
«Il più difficile è stato il primo perché non segnavo da un anno. E quando la palla è entrata in porta, non sapevo nemmeno come esultare. Ma il più importante è stato il secondo perché dopo i loro 2 gol, temevamo potessero pareggiare. Segnare di nuovo è stata una liberazione, per me e per il Cagliari, perché tutti volevamo vincere a tutti i costi».

Una bella soddisfazione lanciare la volata salvezza a suon di gol?
«Sono contento ma ancora manca tanto. Ci aspettano 10 finali e lotteremo al massimo per ottenere punti in ogni gara. A cominciare da Monza».

Un altro gol in arrivo? 
«Magari. Ma con o senza reti, io voglio essere di aiuto alla squadra perché lasci la zona bassa della classifica».

Pronto anche a parlare di futuro? 
«Non è il momento. Prima viene la salvezza con il Cagliari».

Cosa è cambiato tra lo Shomurodov di Genova e quello di Cagliari? 
«Sapevo di non aver fatto tanto bene. Ho dovuto lavorare anche per cambiare il mio carattere perché io sono uno tranquillo. Ma nel calcio, se non combatti, non ottieni nulla. E ora so che devo lottare per difendere i colori di una regione intera».


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