Serie A Roma, Sabatini: «Scudetto il mio rammarico. Totti da Nobel, ma ora fa da tappo»

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Serie A Roma, Sabatini: «Scudetto il mio rammarico. Totti da Nobel, ma ora fa da tappo»
© Ansa / Andrea Staccioli

Il ds della Roma nella conferenza stampa d’addio: «La frustrazione che mi porto a casa è legata al fatto che è mancata la convocazione al Circo Massimo, non era un sogno ma una speranza»

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RIVOLUZIONE CULTURALE – «Quando arrivai alla Roma, parlai di ‘rivoluzione culturale’. Intendevo dire trasformare il concetto di vittoria da una possibilità a una necessità: e questa mancata rivoluzione è il mio più grande fallimento».

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TOTTI – Cinque anni fa, al suo arrivo, disse che Totti era la “luce al tramonto sui tetti di Roma”. Adesso ha un po’ rivisto il giudizio: «Visto che non gli hanno dato il pallone d’Oro, io a Totti darei il Nobel della fisica: certe sue traiettorie hanno riscritto le leggi di Copernico…». Tanti complimenti, aggiungendo però che «Oggi fa da tappo a chi gli sta dietro: è una luce abbacinante, non smette di brillare, ma di fatto questo è un tappo per chi sta dietro. La curiosità morbosa che c’è per ogni suo fare, dire dentro e fuori dal campo, comprime la crescita di un gruppo di calciatori che deve essere sempre subordinata a questo».

IL VERO FALLIMENTO – «Il mio vero fallimento non è nei risultati sportivi o nella gestione dei calciatori, ma nel fatto che qui si perde e si vince alla stessa maniera. Questa è la nostra vera debolezza. Mi sento molto deluso. C’era l’esigenza di pensare alla vittoria non come una possibilità, ma come una necessità, e da questo punto di vista credo di non aver centrato l’obiettivo. Auspico però che Spalletti resti per almeno 5 anni col suo laboratorio permanente e che riesca a centrare questo obiettivo».

IL MOTIVO DELL’ADDIO – «Vado via dalla Roma perché sono cambiate le regole d’ingaggio. Io posso fare solamente il mio calcio, non ho una mente elastica per adeguarmi ai nuovi criteri. Il presidente e i suoi collaboratori puntano su altre prerogative, adorano la statistica e stanno cercando un algoritmo vincente». Così Walter Sabatini ha spiegato il suo addio alla Roma dopo 5 anni da direttore sportivo a Trigoria. «Io vivo d’istinto e nel pallone ci vedo l’universo intero – aggiunge -. Non può essere freddamente riportato alle statistiche che descrivono i giocatori, perché aiutano ma tradiscono. Io non intendo cambiare, Pallotta invece intende puntare su altro quindi verrò sostituito da una diversa cultura, da un diverso modo di fare».

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