Serie A, il pieno e il vuoto

Quando ripetevamo fino alla noia che questa è una stagione tremendamente anomala non potevamo immaginare che potesse esserlo fino a questo punto. Qatar ‘22 ha fatto danni prima, durante e dopo, tuttavia neppure un insieme di storiche irregolarità può giustificare lo spettacolo e gli stravolgimenti ai quali stiamo assistendo. Il calcio conserva un’innata capacità di sorprendere. Per settimane abbiamo scherzato – e molti si sono scandalizzati per la battuta da caserma – sulla possibilità che il Monza riuscisse a battere una tra Juve, Inter e Milan, partendo dalle motivazioni supplementari trasferite alla sua squadra da Berlusconi. Bene: ieri il sogno di Silvio si è materializzato all’Allianz Stadium dove il Monza di Palladino ha battuto con merito la Juve. Ricordo quando un anno fa, a Monzello, l’avvocato Francesco De Martino, primo assistente di Galliani, me lo segnalò spiegando che «si è formato alla scuola di Gasperini e Juric, fa giocare benissimo i nostri giovani, per noi è destinato a una splendida carriera». Lo era, lo è soprattutto per Galliani che gli ha dato fiducia nel momento più difficile. In pochi mesi Palladino ha superato due volte su tre Allegri, che senza penalizzazione avrebbe comunque 38 punti. Max è sempre alla ricerca di qualcosa di realmente juventino: i suoi valori tecnici più alti non sono mai del tutto impiegabili (Pogba, Vlahovic, lo stesso Chiesa), perciò è stato costretto ad anticipare la crescita di Soulé, Fagioli, Iling Junior, Miretti e Gatti. Il mercato estivo si è rivelato di indebolimento e il tecnico qualche colpa ce l’ha. Ieri, in particolare nella ripresa, la Juve ha provato a aggiustare la partita, ci ha messo più cuore che testa, ma ha trovato un avversario pieno di certezze e un portiere che, opinione personale, l’Inter ha fatto malissimo a mollare: Di Gregorio per rendimento vale Onana.

Il tracollo del Milan

Da uno shock all’altro. Pioli is on water now. Quando ne prendi 16 nelle ultime 5 partite e addirittura tre nei primi trenta minuti con il Sassuolo a San Siro, la colpa non può essere – non è – del solo Tatarusanu, ribattezzato dalla rabbia tifosa “Tataruscarsu”: l’assenza di Maignan è pesantissima, eppure generica come attenuante. Quei sedici gol subiti fanno patologia: niente funziona più, da un mese, nemmeno la fortuna che secondo alcuni aveva aiutato il Milan on fire. Inevitabile lo scatenamento contro Pioli, l’eroe dello scudetto. Anche Massara e Maldini, che fino a otto mesi fa erano considerati i David Copperfield del mercato, sono sotto processo per l’ultima, disastrosa campagna. La verità è che quando una squadra come il Milan, destinata ai traguardi alti, passa nel giro di poco tempo dall’estrema positività alla più diffusa, totale negatività, la ricerca di una spiegazione risulta più ridicola di un 2-5 in casa. Il gioco? In fondo il gioco c’è, è tutto il resto che manca.

Le risorse infinite del Napoli

La sola cosa non anomala è l’ennesimo successo del Napoli sulla migliore Roma della stagione: aggressiva, pur se imprecisa, e coraggiosa al punto da cercare con ostinazione il pari. Il gol di Simeone nel finale, quando la squadra di Mou sembrava totalmente in pressione, conferma la superiorità di un gruppo dalle risorse infinite. Tredici sono i punti di vantaggio sulla seconda, ne ha guadagnato un altro nella serata della sofferenza, di insolite difficoltà. Mou ha ragione: «Spalletti lo scudetto l’ha già vinto».


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