Nove anni insieme non si dimenticano. Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo con la maglia del Real Madrid hanno alzato al cielo tutte le coppe che si potevano vincere, inclusa quella più prestigiosa di tutta: la Champions League. Non sorprende affatto, quindi, sentire l’attuale capitano spagnolo del Real difendere a spada tratta il fenomeno portoghese, finito nel mirino della critica italiana (e non solo) dopo la prematura eliminazione agli ottavi di Champions della Juve per mano del Porto di Conçeicao. “Cristiano non ha brillato ma lui resta il fiore all’occhiello della Juve, l’emblema di quella squadra. E’ normale per lui essere sempre sotto i riflettori, ci è abituato. E’ la stessa cosa che capita qui a Madrid, quando le cose vanno male le critiche sono nei confronti del capitano e dell’allenatore. Così succede a Torino con il giocatore più rappresentativo. Cristiano ci è abituato. La verità è che qualsiasi squadra può batterti in Champions, anche il Barcellona è stato eliminato, non solo la Juve. Io personalmente spero che il Real possa arrivare fino in fondo e vincere la coppa. Comprare Ronaldo non vuol dire avere la garanzia di vincere, un giocatore da solo non alza mai le coppe”. Così la bandiera merengue ha risposto ad una domanda del Corriere dello Sport durante la conferenza stampa di lancio della docuserie Amazon Original “La Leyenda de Sergio Ramos”, serie composta di sei episodi che racconterà le tappe fondamentali della straordinaria carriera (e della vita privata) del capitano del Real Madrid.
“Ibrahimovic è un killer buono, Maldini un idolo”
Ramos ha parlato di tantissime cose, incluso il suo rapporto con i fuoriclasse con i quali ha avuto l’onore di condividere lo spogliatoio o di incrociare gli scarpini in campo. C’è spazio anche per Ibrahimovic, definito “un killer buono. Ho un grande affetto nei suoi confronti e per la carriera che ha fatto. E’ un esempio da seguire per tutti i giovani”. E sempre a proposito di leggende (e di Milan), Ramos ha parlato anche di Paolo Maldini (attuale dirigente rossonero): “Mi sono sempre ispirato a lui e a Hierro, soprattutto quando ero giovane e stavo emergendo nel Siviglia. Poi ho provato a costuire il mio stile e a formare la mia identità. Direi che ci sono riuscito, per fortuna“.