Ronaldinho non smette. Giocherà ancora il “gaucho” anche se non sa dove: è nel DNA dei campioni come lui deliziare il pubblico fino a 40 anni. Il Napoli avrebbe bisogno di un attaccante, ma il fuoriclasse brasiliano non pensa di fare al caso:
“Intanto gioco un altro anno, non so ancora dove ma gi
Da grande Ronaldinho farà l’allenatore? “Non credo. Non è nelle mie corde, non mi piace neppure stare a vedere novanta minuti di calcio in televisione. Non ce la faccio, preferisco le sintesi dei momenti migliori, i gol. E poi al mondo ci sono già allenatori di grande spessore. Uno dei più bravi, per esempio è Luis Enrique: il Barcellona ha un tecnico abilissimo e molti tra i giocatori più forti del mondo. Logico che vinca e vincerà ancora parecchio”. Meglio il tridente con e Ronaldinho-Eto‘o-Messi o l’attuale con Messi-Suarez–Neymar? “Difficil
Attualmente, però, l’Argentina offre il miglior bacino di giovani stelle: “Sembra, perché il Brasile per un certo periodo non è riuscito a produrre giovani in grado di emergere nel calcio europeo. Ma desso vedo crescere una generazione molto promettente .. Gabigol per esempio non appena avrà possibilità di giocare nell’Inter segnerà e diventerà parte della storia del club. Anche Gabriel Jesus, del City, è un ragazzo da seguire, che ha parecchie qualità. Nomino un altro campione potenziale, anzi neppure potenziale: Felipe
E Gerson della Roma? “Lo conosco, ho giocato con lui nella Fluminense. Ha molto talento e pochi anni, mi dicono somigli a Pogba, ma per me è diverso. Ha un gran sinistro ed è potente, però non abbastanza potente per inserirsi subito nel campionato italiano. Va aspettato, con pazienza“. Intanto il Milan passa ai cinesi: “Poco mi stupisce, oggi. Il calcio è molto cambiato. Mi stupirebbe che davvero Paolo Maldini uscisse dall’orbita del club in cui la sua famiglia ha sempre vissuto. Sarà forse complicato abituarsi a un Milan senza Berlusconi, ma il mondo va avanti”. In chiusura d’intervista Ronaldinho torna sul motivo del suo passaggio ai rossoneri: “Anche quello per me era andare avanti. Kakà, Pato, She