Roma, la possibile data del ritorno di Zaniolo

ROMA – Avreste dovuto sentire il silenzio, che in uno stadio pieno zeppo trasmette l’angoscia dell’ignoto. Quando Nicolò Zaniolo è finito a terra, chiedendo immediatamente alla panchina di essere soccorso, la Curva Sud ha smesso di cantare. Oltre sessantamila persone sono rimaste impietrite, ripensando a Wijnaldum, ripensando agli infortuni dello stesso Zaniolo, ripensando al Male. L’arrivo della macchinina elettrica, con i barellieri trafelati, e l’immediata sostituzione con El Shaarawy hanno amplificato il senso di angoscia di un popolo ferito.

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Botta e sollievo per Zaniolo

Alla fine la diagnosi, emersa dopo la risonanza magnetica effettuata nella clinica Villa Stuart, parla di lussazione alla spalla sinistra. Poteva andare molto peggio. Zaniolo è atterrato malissimo, sordo, con tutto il peso del corpo, dopo essere stato anticipato dal georgiano Lochoshvili. E ha capito subito che non sarebbe stato in grado di continuare. Per fortuna l’articolazione ha tenuto, nel senso che non si è rotta. Quindi non sarà necessaria un’operazione. Lo stop dovrebbe essere inferiore al mese: Nicolò salterà sabato la Juventus, la partita a cui teneva di più, e tre partite di campionato: Monza, Udinese ed Empoli. Su Instagram ha subito dato la notizia a modo suo, con ironia ed emoji: «Per tutti i gufi che speravano qualcosa di grosso… ci vediamo tra tre settimane». Dovrbbe tornare disponibile per la sfida del 18 settembre all’Olimpico contro l’Atalanta e magari poi rispondere alla convocazione della Nazionale. Non giocherà la prima partita di Europa League (7 settembre) ma può sperare in un grappolo di minuti della seconda (14 settembre).

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Zaniolo, pilastro giallorosso

Non trova pace la Roma, non trova pace Zaniolo. Che giusto alla vigilia della partita con la Cremonese era stato blindato da Mourinho: «Non so se resterà ma io voglio che rimanga». A questo punto certo che resterà. È una magra consolazione, forse più mediatica che concreta: da qui alla fine del mercato non si parlerà di un possibile trasferimento a cui Tiago Pinto non ha mai chiuso la porta (neanche ieri nel pre-partita: «Ne parliamo il 2 settembre…»). I tifosi, che ieri lo hanno applaudito a lungo nel momento del dolore fisico, possono aspettarlo con serenità dopo essersi resi conto che il giocatore, pur con le sue imprecisioni, sta tornando il panzer ammirato prima delle due operazioni alle ginocchia.

La Juve frena. Alla Roma basta Smalling

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Ora tocca a Mourinho

E ora, mentre chiede comprensibilmente due rinforzi per completare la rosa, Mourinho dovrà inventare una formazione che non aveva neppure lontanamente immaginato durante il precampionato. A Torino potrebbe riportare Pellegrini, a tratti sontuoso ieri, nel ruolo più naturale di trequartista inserendo Matic al fianco di Cristante. Oppure insistere su Stephan El Shaarawy, che contro la Cremonese ha confermato i segnali di inizio stagione: è vispo e determinato. «La mentalità in una grande squadra deve essere questa – spiega -: entrare in campo quando si è chiamati in causa e tentare di fare la differenza. Solo così si può sperare di raggiungere risultati importanti». E se dovesse giocare contro la Juve«Io fisicamente mi sento bene, sono a disposizione. Ma mi dispiace per quello che è successo a Wijnaldum e a Nicolò. Li aspettiamo, perché ci sarà bisogno di tutti. Adesso dobbiamo pensare alla partita di Torino, con la consapevolezza di potercela giocare»

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