Roma, Ibanez vale oro: con Mou sale in orbita

C’è da sedersi e, se non si vuole proprio ammirare, almeno guardare con interesse ed attenzione al lavoro fatto dalla Roma su Roger Ibañez. In due anni e mezzo il difensore arrivato dall’Atalanta – dove con Gasperini non giocava – è entrato da qualche giorno nell’orbita della Seleçao con la prima convocazione, dopo aver sfiorato la possibilità di essere preso in considerazione anche dalla Nazionale italiana. Quando arrivi a poter mettere la maglia verdeoro – quella che nel tuo ruolo è stata di Edinho, Roque Junior, Lucio, Aldair, Juan, David Luiz e ora è di Marquinhos e Thiago Silva – significa che il tuo percorso di crescita lo stai portando avanti rispettando i canoni che possono rendere anche te un grandissimo difensore centrale. Curiosità dentro il ragionamento: fa effetto constatare che tre di questi grandi nomi della storia dei difensori centrali del Brasile abbiano vestito la maglia giallorossa. Ecco, Ibañez – che potrebbe essere il quarto – è esattamente dentro questo percorso che lo ha visto arrivare da grande potenziale carico di sbavature correggibili e oggi lo propone nel suo ruolo in maniera molto più affidabile, matura, meno istintuale, l’aspetto su cui bisognerà continuare a lavorare perché dentro ci finisce anche quel senso di sicurezza che appartiene solo ai grandi e che può alimentare ancora un certo margine di errore. Ma l’ex centrale dell’Atalanta è cresciuto tanto e oggi con Smalling rappresenta una delle due certezze della linea difensiva di Mourinho.       

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Concorso di merito

Prendiamola alla lontana, dalla “Costruzione di un amore” che è una delle poesie più avvolgenti scritte da Ivano Fossati ormai 40 anni fa, uno di quei brani senza tempo che racconta le escursioni del sentimento nella sua forma più classica. Parafrasando, forzando un po’, non ci piove – ma suona bene – la costruzione del calciatore Ibañez è sicuramente meno poetica (anche se nel cuore della sua gente Roger è entrato eccome) , ma attiene al lavoro che in due anni e mezzo chiama in corso diverse figure alla Roma: il ragazzo di Canela – nella mesoregione metropolitana di Porto Alegre che alla Roma ha già regalato Paulo Roberto Falcao il Divino – è probabilmente l’eredità più intrigante lasciata da Gianluca Petrachi. Lo prese dall’Atalanta in prestito gratuito per un anno e mezzo e obbligo da riconoscere a giugno 2021 per 8 milioni più bonus. Per uno che non giocava mai sembrò anche una cifra a rischio. Ma con il senno di poi bisogna solo dire che quella roba lì – così concepita – è da complimenti e basta.   Paulo Fonseca e il suo staff hanno fatto il primo lavoro sul giocatore, quello magari più difficile, c’era tanto da sgrezzare. Figurarsi cosa sarà parsa agli occhi dei più, la clausola da 80 milioni che Tiago Pinto – grande estimatore di Ibañez con Mourinho – ha messo rinnovando il contratto del centrale brasiliano un anno e mezzo fa. Se vogliamo essere onesti, tanti pensarono fosse una valutazione fuori portata rispetto al mercato. Vedendo a che prezzi viaggiano i difensori oggi (i 41 milioni+8 di Bremer insegnano: anche lo juventino ora alla prima convocazione con la Seleçao) quegli 80 milioni di clausola sono per la Roma una tutela (per i benevoli) o una chance per coloro che ipotizzino una cessione di Ibañez a fine stagione.  

Perché ora il centrale brasiliano ha acquisito ulteriori sicurezze che prima non aveva: merito di José Mourinho – che sulla testa dei giocatori sa agire come pochi – e del suo staff che ha ulteriormente migliorato il giocatore sul piano del rendimento, delle scelte. Un Ibañez galvanizzato anche dalla convocazione verdeoro – un valore aggiunto nel percorso di tutti i suoi connazionali – e che ora la Roma deve solo godersi. Perché, peraltro, Roger Ibañez non ha ancora 24 anni. E Mourinho ne ha fatto il perno dei meccanismi difensivi della sua Roma con Chris Smalling. 

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