Roma, a 3 o a 4 in difesa: Mourinho tra l'opzione e la scelta

A tre o a quattro in difesa. Non è un dilemma, più probabilmente è un’opzione. E José Mourinho valuterà in corsa cosa fare. Ha già cominciato a Torino con la Juve: ha vinto l’alternanza, a tre, a quattro e di nuovo a tre. Ma attenzione, c’è chi ha colto un indizio sul tema in quella partita. E vale la pena approfondirlo.

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La storia dello Special One parla di linea a quattro difensiva. Così cominciò anche la sua avventura alla Roma. E non per un giorno: per 17 partite nella scorsa stagione, dal preliminare di Conference, il 19 agosto contro il Trabzonspor, al ritorno con il Bodø Glimt nella fase a gironi della stessa competizione internazionale. Diciassette partite, delle quali ne vinse dieci e ne perse cinque. Il 7 novembre la svolta (a tre) a casa del Venezia. E da lì un ciclo da undici che si chiuse il 6 gennaio con il Milan. Un fugace ritorno al vecchio amore, a quattro, per altre tre gare. E il 23 gennaio, al Castellani di Empoli riecco i tre dietro, stavolta per sempre, per le successive 23 partite. Alla fine la squadra giallorossa per quaranta volte ha usato la linea a tre e per quattordici quella a quattro. Una superiorità schiacciante, il marchio di una scelta. «È il modulo in cui i ragazzi si riconoscono di più e hanno maggiori certezze», la spiegò così José.

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Bene, in questa stagione si è ripartiti dai tre: due match di campionato e altrettante vittorie, ma non è la statistica in questo momento che ci interessa. All’Allianz un primo, parziale segnale a quattro. Chissà cosa bolle nella testa dello Special. Bisognerà aspettare la fine del mercato per capirlo definitivamente: se dovesse o non dovesse (molto più accreditata questa ultima ipotesi) arrivare anche un difensore. La svolta a quattro è qualcosa che più di qualcuno immagina. Certo è che, per insistere sulla linea a tre, forse dietro la Roma non è corta, ma diventa il reparto in cui c’è meno qualità anche nei ricambi: Kumbulla l’unico di ruolo, poi Viña e Karsdorp adattati come braccetti di destra e sinistra (non che non l’abbiano fatto in emergenza). E poi l’arretramento di Cristante come ultimissima carta, quella degli uomini contati. A quattro però, si dirà, uno tra Mancini e Ibañez dovrebbe a turno sedersi. Scelta pesante oggi. Ma Mou è Mou anche per questo.

Ibanez presto italiano, Mancini ci pensa

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Esistono equilibri di spogliatoio che vanno tutelati, oltre le scelte tattiche. Mou guarda sempre al meglio, per la squadra e per sé. E così nella ripresa con la Juve, dopo quel primo tempo che lo aveva fatto vergognare, il tecnico portoghese ha gettato il seme. Tutto era legittimato dopo quei 45 minuti: fuori Mancini, dentro El Shaarawy e cambio di modulo in difesa, seppur temporaneo. Un segnale. Ne volete un altro? «Se Karsdorp è questo metto Celik». Più quinto di spinta l’olandese, più quarto e terzino il turco. Sono dettagli (o sfumature) da leggere con attenzione. Lo farà per primo Mourinho.


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