Il decreto crescita di Spalletti

Il Petisso, collante tra Firenze e Napoli di civiltà che non tramontano mai, con il suo fine umorismo l’avrebbe sintetizzata a modo suo: «Ci hanno rubato l’idea». E a Firenze, Spalletti ha scoperto che Italiano al Napoli ha pure strappato un po’ d’aria buona e poi gli ha ristretto il campo: ma nella nottata, per chi a volte cerca estetismi ed altre preferisce buttarsi sul risultatismo spicciolo, sono finite nella penombra i centimetri-millimetri che hanno cancellato il tap in di Osimhen e lo scempio che Lozano ha fatto dell’assist di Kvara. Nel calcio basta poco per modificare l’umore e la classifica e sembra irrilevante che si stia vivendo ancora la terza giornata, ma queste sono le analisi che durano da una partita all’altra. I nove gol che nei primi 180’ hanno sommerso il Verona e il Monza e la grande abbuffata che Adl si è concesso con Ndombele, Raspadori e Simeone hanno finito per alterare la visione naturale delle cose e lasciare che un punto a Firenze (a Firenze!) generasse un fi lino di perplessità: ci sta, semplicemente perché in questi 90’ s’è visto un Napoli diverso da se stesso, dalla sua spassosa padronanza del palleggio, dalla naturalezza con cui si prende le partite, le porta a spasso o le governa con perfidia.

La strategia di Spalletti, a naso, era nascosta dentro i cambi (mezz’ora per Elmas e Raspadori; una ventina di minuti per Politano; un quarto d’ora per Simeone e Nodmbele), che avrebbero dovuto infilare un po’ di freschezza e di atletismo, oltre che il talento, per sfruttare l’eventuale calo della Fiorentina, che invece ha resistito gioiosamente. Il piano-B conteneva in sé (ovviamente) anche variazioni tattiche, un mutamento non genetico ma razionale della struttura, una filosofia da esprimere seguendo concetti e codici che nell’era Spalletti hanno avuto un senso compiuto ed hanno offerto emozioni, lusingando la fantasia.

Qualcosa resta da fare, in questo snodo del mercato che – mentre CR7 è evaporato – vede sfilare via contemporaneamente anche quel fi lo spesso di pressione ambientale. Ma le prospettive possono mutare soprattutto nel momento in cui Luciano Spalletti potrà approvare il decreto crescita di Ndombele-Raspadori-Simeone, i nuovi ministri incaricati delle riforme di questo Napoli che nella precedente legislatura ha saputo dettare leggi d’un calcio nuovo.

 Spalletti: "Per Osimhen il mercato è sempre aperto"

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