Protocollo anti-Covid, la Procura indaga su altre possibili violazioni

Oltre al caso Napoli, ci sono altri casi da rivalutare? Le indagini federali vanno avanti, mentre si riparla dell’ipotesi playoff. Intanto il messaggio Uefa è chiaro: “Con 13 negativi si gioca, altrimenti è 0-3 a tavolino”

L’inchiesta federale sulle ipotetiche violazioni del protocollo da parte del Napoli procede. La procura calcistica ha ricevuto la relazione del club di De Laurentiis in risposta a una vera e propria raffica di domande sulla ricostruzione di tutte le fasi dell’ultimo, agitatissimo fine settimana, dal momento in cui viene resa ufficiale la positività di Piotr Zielinski (siamo alle ore 14.38 di venerdì 2 ottobre) ai successivi scambi di mail con le due Asl di riferimento e alla decisione di non partire. Ma l’inchiesta potrebbe allargarsi, per ora la Procura studia le carte, rivaluta alcuni comportamenti, cerca di capire se oltre al caso Napoli ci siano altre situazioni da approfondire. Il tema centrale è quello delle carte, cioè i permessi delle autorità sanitarie locali, che hanno consentito alle squadre che hanno avuto positività di poter usufruire di una quarantena ammorbidita o addirittura di una mezza quarantena. Non si scopre l’America nel dire che la durata dell’isolamento per i contatti diretti del soggetto trovato positivo al virus non è stata quasi mai di due settimane, ma soltanto del tempo necessario per poter raccogliere due esami del tampone negativi. Per non parlare del fatto che in realtà all’isolamento presso una “struttura concordata” è stato sempre preferito quello fiduciario a casa. Si tratta di verificare se la prassi abbia sempre avuto la copertura formale necessaria da parte delle Asl.

equivoco

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Nelle ultime ore è nato un mezzo caso che riguarda il Genoa. In alcune dichiarazioni, il presidente Enrico Preziosi per illustrare la diversità di comportamento rispetto al Napoli, ha detto di non aver avvertito la Asl competente dopo le positività dei suoi giocatori. Parole che hanno creato stupore e preoccupazione visto che la comunicazione all autorità sanitaria locale è un obbligo di legge. A quanto sembra l’equivoco si sarebbe chiarito: il riferimento di Preziosi al mancato avviso non sarebbe relativo alla comunicazione delle positività, ma alla decisione di partire per la trasferta e di sfruttare la corsia assicurata dalla quarantena soft.

rifugio

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E mentre si riparla di playoff (la necessità di un piano B è stata chiesta dal ministro Spadafora nell’incontro con il presidente federale Gravina) come possibile rifugio nel caso di un campionato costretto a troppi rinvii, nel caso Juve-Napoli entra in qualche modo l’Uefa. Nessuna intromissione, ma filtra una certa preoccupazione sull’accaduto. Armand Duka, numero uno della federcalcio albanese e membro del comitato esecutivo Uefa, osserva: “Il nostro protocollo dice che se una squadra ha almeno 13 giocatori negativi ha il dovere di giocare – ha detto a Radio Kiss Kiss Napoli -. Il Napoli, se dovesse avere due positivi, dovrà partire per la Spagna ed affrontare la Real Sociedad in Europa League. Per il bene del calcio le gare vanno giocate”.Insomma, se il caso fosse avvenuto in ambito europeo, l’assenza di date per eventuali rinvii e le regole del protocollo approvate di recente avrebbero portato inevitabilmente allo 0-3.

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