Napoli, la strategia di Gattuso per la Champions

NAPOLI – Meglio averceli per amici, al fianco, semmai in attacco, dentro l’area di rigore «nemica» o nei paraggi, perché c’è sempre un modo – nelle sua diversità – per starsene poi in pace con se stessi. Ora che il peggio è passato, o almeno così pare, il Napoli si dà un po’ di gomito: ha uno scugnizzo che, mica per caso, sa uscirsene dalla situazioni più disperate con il tiro al giro e un altro, nato in Belgio ma di casa a Palazzo Donn’Anna, ai piedi di Posillipo, che va di volée; ha un messicano che avevano «bollato» come un «bidone», che invece è arrivato già a quota undici ed ormai è fermo da due mesi circa, altrimenti con la sua velocità avrebbe potuto bruciare l’erba e pure qualche giudizio frettoloso e bocciature che parevano definitive; ha un esterno birichino che è uscito dalla propria comfort zone e si è messo a recitare come (quasi) mai in vita sua; ha un centravanti, quelli vecchia maniera, che pure essendo l’ultimo della lista, nell’emergenza ci ha messo il fisico e la faccia ed è arrivato a cinque; poi ha una «speranza», costata una cinquantina di milioni di euro, che alimenta i sogni.

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Fab four

All’inizio pareva ci fosse spazio per il tridente, che nel tempo è stato rimodellato: adesso il Napoli procede di 4-2-3-1, gli serve per spingersi in avanti, recuperare il terreno perduto e rimettere insieme i cocci di una stagione che sembrava stesse andando in frantumi ed invece può ancora essere afferrata e dolcemente adagiata in Champions. Quando si ricomincerà, ormai tra un battito di ciglia, ci sarà la convention degli attaccanti e il festival del gol58 complessivi sui 75 segnati nelle quaranta partite ufficiali – che potrebbe squarciare nuovi orizzonti […]

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