Morata snobba Madrid: ecco lo strano record di Alvaro

Quello di Alvaro Morata è un caso più unico che raro. Escludendo la breve e non certo positiva esperienza al Chelsea, la carriera dell’attaccante spagnolo può essere riassunta con tre squadre: Atletico Madrid, Real Madrid, Juventus. Posti dove evidentemente il centravanti si trova bene, al punto da essere andato e tornato in tutti e tre i club. Ma se un passaggio da giovani tra la Madrid colchonera e quella blanca è prassi quasi comune (come può testimoniare Raul, leggenda del Real cresciuto nella cantera dell’Atletico), il primato che si aggiudica Morata con la partenza dal Wanda Metropolitana è difficilmente battibile, come sottolinea AS.

DOPPIO ADDIO – Doppio addio alle due squadre di Madrid, che tra l’altro, paradossalmente, è anche la città in cui il calciatore è nato e cresciuto. Insomma, uno che…a casa proprio non ci può stare e che quando ci rimane cambia metaforicamente stanza abbastanza spesso. Meglio riassumere dunque la carriera del nuovo attaccante a disposizione di Pirlo. Che cresce all’Atletico Madrid, prima di spostarsi di qualche chilometro in periferia e fare una stagione nelle giovanili del Getafe. Da lì torna…in città, perchè lo vuole la Casa Blanca. E proprio con il Real arriva l’esordio da professionista, con buone stagioni al Castilla e poi un’esplosione nel campionato 2013/14, che gli vale l’interessamento della Juventus.

CASA – Il Real lo lascia andare, ma si riserva il diritto di recompra, esercitato dopo la seconda stagione in bianconero. Al Bernabeu, però, a Morata non ci credono davvero, perchè quando Antonio Conte fa spendere al Chelsea oltre 60 milioni di euro, il centravanti viene spedito dritto a Stamford Bridge. A Londra le cose non vanno bene, Morata è vittima di una spirale negativa che lo porterà anche ad aver bisogno di un aiuto professionale. E quando le cose non vanno bene all’estero, si torna…a casa. A Madrid, ma stavolta all’Atletico, tra le braccia del Cholo Simeone. Anche al Wanda, però, non è che abbia funzionato troppo. Dunque, quarto addio alla capitale spagnola, per la seconda volta verso Torino. Che a questo punto per Morata è una seconda casa…di nome e di fatto.

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