Mondiali su pista, a Roubaix pioggia di medaglie: velodromi patrimonio da recuperare, a cominciare dal Vigorelli

Mondiali su pista, a Roubaix pioggia di medaglie. È continuata a Roubaix la magica annata azzurra. Ai mondiali di ciclismo su pistaopen” (ciò aperti anche ai professionisti) l’Italia ha conquistato ben 10 medaglie: 3 d’oro, 3 d’argento e 3 di bronzo.

Mondiali su pista, a Roubaix pioggia di medaglie

Bilancio da incorniciare. Un record. Che prolunga le emozioni e il fascino del trionfo di Wembley, i trionfi delle Nazionali di volley, la vendemmiata di Tokyo (Olimpiadi e Paraolimpiadi).

Mai l’Italia aveva realizzato un simile bottino

Ed ora questa ciliegina finale. Storica. Mai l’Italia aveva realizzato un simile bottino. Al massimo aveva centrato due ori nel triennio 1995-1997. E questo dal 1993, edizione norvegese di Hamar, anno in cui i campionati sono stati aperti a tutti.

Ci sono state anche sette edizioni in cui gli azzurri sono rimasti a secco di medaglie. Ciò rende ancor più l’idea di quanto sia difficile l’affermazione su pista e quanto sia importante l’impresa di Roubaix.

Le cinque giornate meravigliose: sempre protagonisti

Sono state cinque giornate intense: sipario calato domenica sera, 24 ottobre. Con una concorrenza di alto profilo tecnico e di consolidata tradizione come Germania e Paesi Bassi. Cinque giornate indimenticabili. L’Italia è stata protagonista ogni giorno.

Ha cominciato bene con il quartetto di Pippo Ganna che ha viaggiato quasi a 65 all’ora (a Tokyo aveva fatto una media analoga: 64.856 km/h, pari a 18,1 metri al secondo).

Ha finito ancor meglio con l’oro di Elia Viviani – nostro porta bandiera alle Olimpiadi di Tokyo – e con l’argento della coppia Consonni-Scartezzini. Due leoni.

Basti pensare che Scartezzini è caduto dopo 7 dei 200 giri, si è ripreso fino a lottare con i danesi Hansen e Morkov ( oro olimpionici ). E per 4 punti non ce l’hanno fatta. Dunque argento pesante, stoico, voluto con una fermezza solida, impermeabile alle avversità.

In mezzo l’oro di Martina Fidanza (scratch) e l’oro della trentina Letizia Paternoster (eliminazione) che a 22 anni si è presa il titolo iridato dopo un calvario di due anni. Quattro ori straordinari.

I tre argenti e i tre bronzi

I tre argento portano la firma, oltreché’ della citata coppia Consonni-Scartezzini, del quartetto femminile (inseguimento a squadre) e del gigante Jonathan Milan (inseguimento individuale).

I tre bronzi sono griffati: Filippo Ganna ( inseguimento ), Elisa Balsamo neo campionessa del mondo “ Donne Élite “ ( vittoria in Belgio lo scorso 25 settembre davanti alla favorita olandese agosto ) e il già citato Elia Viviani che ha bissato l’oro di Rio cinque anni dopo.

Pista e velodromi, un patrimonio da recuperare

Che dire ancora? Che questo patrimonio non va disperso. Anzi è da alimentare rimettendo al centro gli eventi della pista.

Favorendo le scuole di ciclismo per i bambini, recuperando il mitico Vigorelli, il velodromo del leggendario Maspes, oggi appannaggio di due squadre milanesi di football americano.

Il Vigorelli è stato il tempio di grandi campioni che lo sceglievano per fare il record dell’ora. Come Coppi, Anquetil, Baldini, Riviere. Al Vigorelli hanno suonato i Beatles nel 1965, i Led Zeppelin nel 1971, addirittura James Brown nell’estate del 1999. Poi la lunga notte della bici. Silenzio. Il sindaco Beppe Sala potrebbe ripartire da questo nobile impianto sportivo. E perché no?

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