Milinkovic: “Con Sarri mi diverto, ma il 3-5-2 mi piace di più”

Lui e Ciro devono aiutare Sarri a tagliare il traguardo Champions. Basterebbe uno sguardo, come ha raccontato Sergej, oppure un gol per riaccendere la scintilla e il motore della Lazio, spento da metà aprile. Tre sconfitte in quattro giornate e l’anticipo di venerdì con il Lecce ora sembra una montagna da scalare. Il doppio ko di San Siro ha generato una scia di tensioni. E’ stato coinvolto Milinkovic, difeso dall’agente Kezman attraverso il nostro giornale: «Non può essere discussa la sua professionalità». Più che scansarle, ha ingigantito le polemiche e le offese social di qualche stupido. Sergej poche volte si è espresso ai suoi livelli negli ultimi mesi, alti e bassi, cattiva condizione fisica e forse mentale, perché si separerà dalla Lazio e si tratta di un passaggio delicato in carriera. «Dal 2015 ho dato sempre il massimo» il suo post. Verissimo, come altrettanto certo è il suo peso (insieme con Immobile e Luis Alberto) in campo. 

Più corsa nel 4-3-3

Questa settimana è stato scelto come personaggio per Dazn Heroes. L’ha incontrato Pierluigi Pardo nel nuovo episodio della serie da oggi disponibile in esclusiva sulla piattaforma televisiva. L’intervista, realizzata prima di Inter-Lazio, risale a un paio di settimane fa. Sergej parlava di Inzaghi, il suo primo allenatore alla Lazio, e dell’intesa con Immobile. Ora servirebbero i colpi di Ciro per l’allungo decisivo, magari sfruttando un altro assist del Sergente. «Ci capiamo bene, so sempre dov’è. Quando non lo vedo, lo sento e so che è pronto. Anche lui forse sa che gli posso dare assist senza vederlo, perché ci capiamo». Milinkovic, durante l’intervista a Dazn, ha parlato di Sarri. «Mi diverto molto. Questo è il secondo anno con lui e abbiamo capito il suo gioco, il primo anno abbiamo avuto difficoltà». Mau esige, pretende dai top player. «Fa correre tanto, è dura, ma se non corri non si può giocare a calcio». Logico approfondire le differenze con Simone, che l’aveva portato al massimo rendimento. «Fanno un calcio diverso. Con Inzaghi utilizzavamo di più la soluzione con palla alta, con Sarri giochiamo palla a terra. La semplificazione del gioco è quello che vuole il mister da noi: pochi tocchi, ti muovi di più». Il modulo del passato lo favoriva. Così ha spiegato Sergej, con sincerità e confermando l’atavica indolenza slava. «Tra 4-3-3 e 3-5-2 cambia tanto. Nel 3-5-2 hai molti giocatori intorno e sai sempre dove passarla, nel 4-3-3 si corre di più. A me piace di più il 3-5-2».

Gli scenari futuri

Sospira la Lazio, a quattro passi dal traguardo e con la paura di non farcela. «E’ stata una stagione bella, non è ancora finita: restano poche partite, daremo tutto per arrivare dove volevamo, ai gironi di Champions». Nel derby con la Roma è stato spesso protagonista. «È una partita diversa da tutte le altre perché sai che rappresenti un popolo intero, non puoi sbagliarla. Devi dare tutto. Rimane la partita più importante per la gente che ti guarda». Bravissimo ragazzo, Sergej si è legato all’ambiente. «I tifosi della Lazio ci sono stati sempre per me, anche nei momenti difficili. Per loro posso avere solo belle parole». Sul futuro, non s’è sbilanciato. Non resterà, sostiene Kezman. Cerca nuove avventure. «A Roma si sta bene, sono qui da otto anni e mi godo ogni giorno». Un addio ancora da scrivere. Richieste ufficiali sul tavolo di Villa San Sebastiano non sono pervenute. Il rinnovo? Forse con 8 milioni di ingaggio e 5 di commissione. Lotito non si farà prendere per il collo.

Lazio, l’effetto Marcos Antonio (De Zerbi non si è sbagliato)

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