Milan, un piano industriale rimesso in discussione

Guai ai vinti. Ha sempre funzionato così fin dai tempi dei romani. Per non parlare del calcio italiano, spesso orientato dagli umori delle piazze aperte dei tifosi. Per fortuna di questo Milan oltre che di quello più medagliato di tutti (era Berlusconi-Galliani), il volante del club è saldamente nelle mani di manager e dirigenti di casa Milan. Nessuna influenza dalla piazza che vorrebbe far fuori anche gli osannati protagonisti dello scudetto passato. Di conseguenza la stima della proprietà americana, oltre che dell’area tecnica italiana, per il lavoro di Stefano Pioli non sarà scalfita dalla eliminazione di ieri assorbita da Gerry Cardinale con due messaggi, uno di complimenti indirizzato all’Inter, un altro di pieno sostegno, spedito al proprio interno. Per questo motivo, e in riconoscimento del prezioso lavoro svolto (primo anno rimonta e piazzamento in Europa League, secondo anno 2° posto in classifica, 3° anno scudetto, 4° anno semifinale di Champions League), Pioli resterà al suo posto.

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Milan, la scelta sulla conferma di Pioli

La spiegazione è piuttosto elementare. Come ha ripetuto martedì notte Paolo Maldini il Milan «non è strutturato per reggere sui due fronti». Il traguardo centrato della semifinale è stato vissuto come un successo e non come una sconfitta sanguinosa. Le critiche riguardano il resto e cioè l’andamento lento in campionato, e la resa del mercato, sia quello estivo che invernale, dai quali si è salvato una sola pedina, Thiaw costato tra l’altro pochissimo (8 milioni). Tutti gli altri sono finiti dietro la lavagna insieme ad altri esponenti della rosa tricolore, tipo Rebic a esempio che ha avuto un rendimento disastroso, pari a quello della stella belga CDK e del suo connazionale Origi scelto come alternativa a Giroud senza riuscire nell’impresa di rimpiazzarlo nel tabellino dei marcatori.

Milan, i dubbi sul rendimento in campionato

È sotto la lente d’ingrandimento il cammino, deludente per non dire catastrofico, avuto in campionato dall’inizio del 2023. Dopo il debutto a Salerno, il Milan aveva 5 punti in meno del Napoli. Adesso c’è una voragine di distacco con il rischio documentato di non finire nelle prime quattro piazze, aspettando il giudizio disciplinare sul conto della Juve. Per il futuro (leggi anche la conferma dell’autonomia lasciata all’area tecnica) sarà fondamentale la rincorsa milanista nelle prossime tre sfide (Samp, Juve e Verona). In caso di Europa league, il piano industriale per la prossima stagione, programmi e ruoli, saranno rimessi in discussione.

Pioli, scontro in TV!

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