L’Inter sfida in finale il Manchester City del gigante Haaland

C’è un Manchester City prima di Haaland e un Manchester City dopo l’arrivo di Haaland. Se in finale contro gli inglesi l’Inter ci fosse arrivata lo scorso anno, tutti avrebbero scritto di sfida a Guardiola. Pep è sempre stato la stella della squadra di proprietà degli Emirati Arabi. In realtà è sempre stata le stella di qualsiasi squadra da lui allenata, persino del Barcellona di Messi. Quest’anno, però, con l’arrivo del ciclone norvegese, le cose sono cambiate. Al punto che a inizio stagione si sono rincorse le voci su una presunta gelosia del tecnico catalano. Voci talmente insistenti che Guardiola, seppure a modo suo, si è trovato costretto a parlarne pubblicamente. Ovviamente scegliendo il registro sarcastico. Anche se non ha convinto granché.

La classifica marcatori dell'IFFHS: Messi e Ronaldo fuori dal podio!

Guarda la gallery

La classifica marcatori dell’IFFHS: Messi e Ronaldo fuori dal podio!

Haaland, il gigante del City

Perché questo è sì il City di Guardiola ma è tanto anche il Manchester di Haaland. Un centravanti puro, purissimo, nella squadra dell’allenatore che si è sempre divertito a stravolgere il calcio e con cui i centravanti classici (o meno) hanno sempre fatto fatica. Basti ricordare l’annata di Ibrahimovic a Barcellona. Haaland è ingombrante, in tutti i sensi. Un bell’ingombro, sia chiaro. Uno che a 22 anni, alla prima stagione in Premier League, ha già battuto record su record. In campionato ha fin qui segnato 36 gol in 33 partite. Ha già archiviato il precedente primato di gol segnati nella massima serie inglese. Prima di lui, era di 34 reti e apparteneva a Shearer e a Andy Cole. Ha segnato quattro triplette e cinque doppiette. Ci sono poi i 12 gol segnati in Champions (esclusa la semifinale di ritorno di ieri sera con il Real Madrid), i tre in Fa Cup e uno in Coppa di Lega. In tutto sono 53 e la stagione non è ancora terminata.

Halland, le sue qualità impressionanti

Ovviamente di Haaland si era accorto Mino Raiola. Lo ha guidato nella crescita. Ha deciso le tappe della sua carriera. Carriera programmata. Borussia Dortmund, Manchester City. Ora che Raiola non c’è più, a curarsi di lui c’è Rafaela Pimenta ex braccio destro del procuratore italiano. Ieri ha parlato al Mundo Deportivo: «Può giocare dove vuole. Non ho mai visto un giocatore così. Le sua qualità e la capacità di migliorarsi sono impressionanti. È capace di adattarsi velocemente a un nuovo club, una nuova società, un nuovo allenatore… È come se fosse sempre stato lì. Oggi è nel posto giusto, nella squadra giusta e con l’allenatore giusto. In Brasile diciamo che il limite è solo il cielo».

Inter, la finale di Champions

Da ieri sera Simone Inzaghi penserà a lui. Soprattutto a lui. Francesco Acerbi, tra i candidati alla marcatura, si sarà visto recapitare un bel po’ di whatsapp con le foto dell’uragano norvegese. È una finale che ha tante affinità con quella di cinquant’anni fa, stagione 1971-72. Era l’Inter di Invernizzi. L’Inter considerata a fine ciclo che l’anno prima vinse il campionato e poi arrivò in finale di Coppa dei Campioni. E anche allora si ritrovarono a sfidare un’orchestra perfetta, l’Ajax, con un solista d’eccezione: Johan Cruyff. Che venne marcato da Oriali. Quella volta finì male, vinsero i più forti: 2-0 per gli olandesi, doppietta proprio del numero 14.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Precedente Lazio, Immobile e l’incontro con una tifosa speciale: "Sei bellissimo!” Successivo Milan, un piano industriale rimesso in discussione