Milan, c’è la Roma. E Ibra ritrova gli “scudieri” che osarono sfidarlo

Esame importante per i rossoneri che cercano punti pesanti per il primato. Con Zlatan che trova Pedro e Mkhitaryan, le sue “spalle” a Barcellona e Manchester

Zlatan Ibrahimovic ne ha avute di “spalle” in carriera. Naturali e fisiologiche, vista la statura fisica, spirituale e tecnica del gigante svedese. Anche questo nuovo Milan ha trovato la formula magica: Ibra il fulcro, attorno tanti satelliti attratti da Zlatan e con Zlatan valorizzati, come spesso successo nella sua carriera. Sarà per questo, chissà, che l’unica esperienza fallimentare è stata a Barcellona, dove la parola “spalla” non può esistere se non riferita a Lionel Messi, centro di gravità permanente in terra catalana. Il Milan macina punti, corre senza soluzione di continuità in Italia e in Europa e dopo il pareggio della Juve (oltre alla frenata del Sassuolo e al ko dell’Atalanta) oggi può allungare in vetta alla classifica nel Monday night contro la Roma. Roma di Dzeko ma anche di due piccoletti, Pedro e Mkhitaryan, che in passato sono stati tra le spalle di Zlatan e che ora lo sono di Edin. Altro gigante del nostro calcio e non solo.

A BARCELLONA

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Pedrito e Zlatan hanno condiviso poco. Colpa della toccata e fuga di Ibra in Catalogna: stagione 2009-10, prima del ritorno di Ibra a Milano, sponda rossonera. Era il Barça con il tridente delle meraviglie formato dallo svedese, da Messi e da Henry. Pedro partiva indietro nelle gerarchie di Pep Guardiola. In silenzio, ma sempre affamato. Una costante nella carriera del folletto spagnolo, che dal basso dei suoi 167 centimetri è sempre riuscito a prendersi la scena. Spalla di Ibra ma anche di Messi, Henry, Eto’o, Sanchez. Pedro è spesso sembrato un passo dietro agli altri, ma è sempre riuscito a diventare protagonista. Si pensi alla semifinale di Champions League tra Inter e Barcellona: a San Siro gli occhi erano tutti puntati su Zlatan. A segnare fu però proprio Pedro, prima della rimonta dell’Inter. E Ibra fu sostituito al 17’ della ripresa da Abidal. A prendersi la scena, nella notte del Meazza, fu lo spagnolo. Una spalla sempre nella teoria, ma poche volte anche nei fatti in carriera. E che sogna anche stasera di rubare il palcoscenico a Ibra nello stesso stadio di dieci anni fa.

ZLATAN E L’ALTRO DIO

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Totalmente diverso il rapporto tra lo svedese e Mkhitaryan, tra il Dio di Milano e colui che ha avuto la faccia tosta di provare a rubare lo scettro a Zlatan ai tempi del Manchester United. Era il 9 marzo 2017, ottavi di finale di Europa League. I Red Devils viaggiarono in Armenia, patria dell’attuale giocatore della Roma, per giocare contro il Rostov. Mkhitaryan fu ovviamente accolto come una star e pensò bene di rivolgersi a Zlatan: “Tutti sanno che Ibrahimovic si paragona a una divinità, ma quando siamo atterrati a Rostov gli ho detto: ‘Ora vedrai chi è il vero Dio…’. C’erano molti armeni che urlavano il mio nome e allora Zlatan ha capito che esiste anche un altro Dio, io!”. Non da tutti. Sintomo di un rapporto di stima e rispetto reciproci, non solo dentro il campo. Henrick, in questo senso, può essere considerato un’élitario: Ibra l’ha sempre trattato come suo pari. Tanto che, dopo il passaggio dell’armeno all’Arsenal, Zlatan si è congedato dal compagno con un messaggio via social: “Luck you don’t need… so just enjoy your game”. Non hai bisogno di un “buona fortuna”, goditela. In pochi possono vantare un riconoscimento di questo tipo da parte dello svedese.

LA SFIDA

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Pedro e Mkhitaryan si sono trovati a Roma e insieme spalleggiano Dzeko, che questa sera darà vita a un duello epico a distanza con Ibrahimovic. Ma i due folletti sanno come si diventa protagonisti: Fonseca lo sa e sta costruendo la sua Roma anche intorno a loro. Che insieme proveranno a opporsi alla colonna Zlatan. Pedro per confermare di essere un campione, Mkhitaryan per ribadire a Ibra che esiste anche un altro Dio. Non solo in Armenia.

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