Milan, avvio in chiaroscuro Un primo bilancio rossonero

Venti minuti da gran signori, venticinque da comparse. Poi un quarto d’ora da padroni «del campo e del giuoco» e quello successivo in apnea davanti alla propria area di rigore. Il nuovo Milan è in grado di dettare legge, come non gli succedeva da tempo, ma riesce anche a smarrirsi tra le pieghe della propria mente. E’ così da tutta l’estate, è stato così anche a Napoli. Luci e ombre: proviamo ad analizzarle.

IL CHIARO — E’ finita con quattro schiaffi che lasciano la pelle rossa, ma occorre essere onesti: i primi venti minuti di partita – diciotto per essere precisi, ovvero fino al gol di Milik – è stato davvero piacevole veder giocare il Milan. Certo, poi ci sono stati anche i primi venti del secondo tempo, ma quella è stata una reazione soprattutto di pancia.
C’è un filo conduttore attraverso il quale si sviluppa il gioco e – almeno fino a quando resta accesa la luce – i rossoneri alzano la testa e sanno a chi dare la palla. Si cercano e si trovano, perché occupano correttamente gli spazi.
Se si riesce a fare determinate cose per venti minuti, significa che è possibile riuscirci anche per trenta, e poi magari per un tempo intero. Occorre riuscire a giocare una partita sola, e non tante mini-sfide all’interno della stessa gara. Quella di Napoli lascia negli occhi anche la reazione del secondo tempo. Forte, di personalità, oltre che produttiva. Montella sta lavorando bene anche sotto questo punto di vista perché questo era un Milan che, sotto di due gol, era tristemente abituato a liquefarsi.

Infine, f
inalmente, si vede qualche giocatore in grado di saltare l’uomo. Cosa che, sembrerà una banalità, è di vitale importanza.

LO SCURO — Per andare in crash basta un nulla. Un’inezia. Figuriamoci un gol. La psicolabilità del Milan è assolutamente certificata da quanto si vede ogni volta che la squadra mette piede in campo, e infatti Montella parla di aspetti mentali e non certo fisici.
L’alto coefficiente di nervosismo visto al San Paolo ne è la diretta conseguenza, ma questo non può essere un alibi. Così come non è possibile ritrovarsi già a quota tre espulsioni in soli centottanta minuti: Paletta col Torino (cosa che sarebbe costata carissima se Donnarumma non avesse fatto il fenomeno), Kucka e Niang l’altra sera (e la lista si sarebbe allungata con Romagnoli se l’azione napoletana non si fosse conclusa con il gol). Tre follie.
C’è poi un fattore prettamente tecnico. A parte i quattro neo acquisti, dei quali per ora si è visto solo Gomez, la squadra è praticamente la stessa della stagione passata. E quindi le lacune di allora nella rosa ci sono anche adesso. Soprattutto a centrocampo.

 Marco Pasotto 

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