Martinez e quel legame con Fillol e Pumpido

Qualche giorno fa si è rilassato tra le dune del deserto di Doha, in compagnia dei parenti e degli amici. Allegria, risate e una foto di gruppo dietro a uno striscione che è il suo amuleto negli stadi del Qatar: “La famiglia di Dibu Martinez”, con due cuori disegnati sulla stoffa. Uno scenario da safari, un tour guidato. “Recargando energias”, ha scritto su Instagram il portiere, che si è dipinto i colori dell’Argentina sul lato sinistro dei capelli. Due ore da turista, quelle di Emiliano Martinez, per tutti Dibu, il nome di un cartone animato: da bambino – con le lentiggini sulle guance – gli somigliava. Un pieno di affetto prima di rientrare nel ritiro della Seleccion, che ha scelto le camere di un campus universitario per vivere questa meravigliosa avventura a Doha, rinunciando a un hotel a cinque stelle, dove non sarebbe stato possibile cucinare l’asado. Tra le mosse decisive di Scaloni c’è anche quella legata a Martinez, trent’anni, nato a Mar del Plata, ingaggio da 2,65 milioni nell’Aston Villa, promosso dal ct prima del trionfo in Coppa America del 2021. Ha piegato la concorrenza di Armani, Rulli, Musso e Marchesin. Venticinque partite e diciassette gol subiti.

Nessuna parentela con l’interista Lautaro e Lisandro, difensore del Manchester United. Diverse analogie, invece, lo avvicinano ai due portieri che hanno vinto la Coppa del Mondo con la Seleccion. César Luis Menotti, nel 1978, decise di puntare su Ubaldo Fillol, che giocava nel River Plate allenato da Angel Labruna. Lo preferì a Hugo Gatti, capelli lunghi e fascia elastica intorno alla fronte, monumento del Boca Juniors. Menotti divise l’opinione pubblica scegliendo Fillol, che ora ha settantadue anni e ha sposato da tempo le iniziative dei “Familiares de Desaparecidos y Detenidos por Razones Políticas”, un’organizzazione che continua a indagare sulla dittatura del generale Jorge Rafael Videla.

Dibu Martinez è uscito dal mazzo di carte di Scaloni quasi a sorpresa, come era capitato a Fillol, lanciato da Menotti nell’amichevole con la Bulgaria (3-1) il 29 marzo del 1978 e confermato il 3 giugno, contro l’Ungheria (2-1), nel debutto al Mondiale: le riserve erano Ricardo Lavolpe e Hector Baley. Stesso destino di Nery Pumpido in Messico con il ct Carlos Bilardo. Il 30 aprile del 1986, nel test perso 1-0 con la Norvegia, il numero uno del River Plate non era stato convocato. Ma contro la Corea del Sud (3-1), nella prima giornata della fase gironi, fu preferito a Luis Islas e Hector Zelada. Martinez ha saputo cambiare “la corriente de su navegación”. Dimenticato dall’Arsenal, che lo prese nel 2010 dall’Independiente. Sottovalutato da Wenger, Emery e Arteta. I prestiti all’Oxford, allo Sheffield Wednesday, al Rotheram, al Wolverhampton, al Getafe e al Reading. L’Aston Villa lo ha acquistato nel 2019 per diciassette milioni e mezzo. A Birmingham ha lavorato con Smith e Gerrard. Ora ha ritrovato Emery, pronto a ricredersi. Un’altra delle vittorie di Dibu.

Argentina, "Abuela, la la la" è il coro del Mondiale

Guarda il video

Argentina, “Abuela, la la la” è il coro del Mondiale

Precedente Diretta Sassari Napoli/ Streaming video tv: a un bivio, Serie A basket Successivo La scossa di Mourinho per ritrovare la Roma