Maldini, sangue di terzino talvolta mente

Peccato non ci fosse Paolo Maldini ieri pomeriggio a Monza sotto quel sole quasi primaverile. Peccato non ci fosse come invece gli capitò, da numero uno dell’area tecnica del Milan, una domenica mattina di qualche anno prima in cui la testolina di Daniel, suo secondogenito, nato e cresciuto nel mondo Milan, spuntò all’improvviso dentro l’area di rigore dello Spezia per siglare il primo gol in carriera. Peccato perché avrebbe ammirato un’altra perla del suo ragazzo, questa volta su punizione dal limite, con una traiettoria velenosa che s’impenna, scavalca la barriera del Cagliari e piomba come un nibbio reale sotto la traversa prima di far squillare l’orologio dell’arbitro. Non è la prima impresa balistica dell’anno, è la terza di fila, una sequenza che diventa addirittura notiziona perché da ieri habemus un Maldini goleador dopo una dinastia di difensori. Sembravano tutti segnati dallo stesso destino calcistico: nonno Cesare terzino destro e poi libero a fine carriera in un calcio un po’ retrò, papà Paolo un fuoriclasse moderno ancora oggi considerato tra i migliori del suo ruolo, il fratello Christian – vittima di qualche infortunio di troppo – dopo l’apprendistato nelle giovanili del Milan salito fino alla Lega pro.

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