Lukaku, così non basta

Mantenendo il perimetro ristretto si potrebbe avere l’illusione che il vecchio Romelu Lukaku sia del tutto tornato. Ci sono quei due gol tra ottavi e quarti di Champions contro Porto e Benfica oppure quell’essere implacabile dal dischetto che ormai è un marchio di fabbrica. Le note positive non vanno trascurate, ma allargando il perimetro si nota come sia necessario ancora qualche passo in più per ricominciare a vestire i panni del trascinatore di questa Inter nel finale di stagione. Ancora non basta, soprattutto ripensando a cosa l’attaccante belga aveva abituato i tifosi nerazzurri nella sua prima esperienza in Italia.

Bicchiere mezzo vuoto 

C’è bisogno dei gol su azione, di più continuità nelle prestazioni con il suo strapotere fisico e soprattutto di mettere fine a quegli errori macroscopici che in Serie A hanno condizionato le sfide contro Fiorentina e Salernitana, per restare alle uscite più recenti in chiave primi quattro posti in campionato.

Il deficit

Per Lukaku rispetto alle stagioni 2019/20 e 2020/21, quest’anno è lievitata la differenza tra minuti giocati (1 . 130) e gol segnati (7) con una media vicina ai 161’. Nella prima esperienza invece oscillava tra i 123’ del primo anno e i 118’ del secondo, con la differenza che il posto in attacco era garantito a suon di gol e presenze da titolare, nello specifico rispettivamente 47 e 39 volte dal primo minuto su 51 e 44 match disputati nei primi due anni. Il tribolato ritorno dal Chelsea è stato condizionato nella prima parte dagli infortuni e a seguire dal Mondiale in Qatar (concluso in lacrime per l’eliminazione), dopo il quale l’attaccante nato ad Anversa ha faticato a ritagliarsi i suoi spazi, recuperando a fatica lo smalto dei giorni migliori e il feeling con il gol in area di rigore. Nel mezzo alcuni episodi molto discussi che l’hanno comunque tenuto al centro della scena, come la vicenda razzismo di Torino, la lite con Barella a Genova o il teatrino sul rigore fallito da Lautaro a La Spezia. 

Divario netto

Tra il 2019/20 e il 2020/21 il conteggio si è impennato fino a 64 reti ed è lampante la differenza con un giocatore che in questa stagione ha segnato su rigore 4 delle sue 7 reti totali, incluse le ultime tre. E paradossalmente in un momento complicato nel reparto d’attacco per i lunghi digiuni di Lautaro e soprattutto Dzeko, è proprio Lukaku ad aver assaporato più di recente la gioia del gol, grazie soprattutto al conteggio stratosferico da specialista su rigore: all’Inter sono 19 su 19. Invece tutti i tre gol nella Champions attuale sono arrivati da subentrato, in carriera il belga è sempre uscito ai quarti dal torneo più importante (sia con il Chelsea sia con il Manchester United) e adesso si ritrova a un passo dalle semifinali con la maglia nerazzurra. Ancora non basta, serve qualcosa in più. All’Inter serve il vecchio Lukaku, a partire dal campionato e senza dimenticare che in ballo c’è l’ultimo sprint sul prestito dal Chelsea in scadenza a giugno. Già da domani contro il Monza arriva l’ennesimo esame.

Inter, l'urlo di Lukaku in allenamento

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Inter, l’urlo di Lukaku in allenamento

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