Lino Banfi ricorda: “Quella volta in cui chiesi a Diego di vestirsi da donna…”

L’attore pugliese: “Nel mio anno di conduzione di Domenica In ci stavo quasi riuscendo, poi me lo portarono via. Totti e Buffon sarebbero stati ottimi attori”

Pietro Razzini

30 novembre – Milano

“Canà, indovini chi le ho preso: Ma… Mara… Marado…”. E un colpo al suolo segnò lo svenimento di Oronzo Canà, tecnico della Longobarda, al solo pensiero di poter allenare il grande Diego. A distanza di 36 anni dall’uscita del film cult, “L’allenatore nel pallone”, Lino Banfi ha voluto dedicare all’indimenticabile numero 10 di Napoli e Argentina una breve poesia. E l’ha recitata, sulla pagina Facebook Piutre Fantacalcio, durante la presentazione del libro “Siamo tutti allenatori nel pallone”, a cura di Marco Ercole: “Anno cattivo, meno male che se ne sta andando. E ci ha lasciato pure lui, l’immenso Diego Armando. Vi chiederete il perché, di questo pianto mio. Amo Napoli, mi sento napoletano anche io”.

Parole che vengono dal cuore: lei ha conosciuto personalmente Maradona?

“Nel mio anno di conduzione a Domenica In, ebbi l’opportunità di invitare Maradona e Pelè in trasmissione tramite la mediazione di Falcao. Cercai di convincere il grande Diego a travestirsi da donna, così come avevo fatto con Renzo Arbore e con altri personaggi dello spettacolo. C’ero quasi riuscito ma poi me lo portarono via e non se ne fece nulla. Anni dopo andai in Argentina e visitai i luoghi dove era cresciuto, dove aveva tirato i primi calci. Fu una grande emozione”.

Nella sua vita ha conosciuto tanti calciatori e allenatori famosi. Uno di questi diede lo spunto per “L’allenatore nel Pallone”?

“Fu Nils Liedholm: durante un viaggio aereo mi spinse a informarmi sulla figura di Oronzo Pugliese, allenatore unico nel suo genere. Mi raccontò alcune sue gesta. In quel momento nacque la figura di Oronzo Canà”.

Come mai fu scelto questo nome per il personaggio?

“Fu una delle poche condizioni che imposi al regista Sergio Martino. Il motivo era semplice. Avevo già pensato al nome di mia moglie: Mara. Era la scusa per andare a visitare il Brasile e vedere il “Mara-Canà”. E così fu”.

Dal Brasile tornò con la perla nera: Aristoteles.

“E pensare che l’attore, Urs Althaus, è svizzero e, all’epoca, non parlava neppure il portoghese. Ma sapeva giocare a pallone e fu bravissimo a vestire i panni di un brasiliano”.

Intorno a voi recitarono anche tanti campioni di serie A: Graziani, Pruzzo, Ancelotti. Chi avrebbe avuto più chance per diventare un attore vero?

“Esco dai nomi che mi ha proposto e dico Francesco Totti, con cui ho recitato ne “L’allenatore nel Pallone 2”. Il capitano ha i tempi comici nel sangue. Un altro che mi sorprese fu Gigi Buffon: bravissimo. E inaspettatamente aggiungo anche il nome di Dino Zoff”.

A proposito di Zoff e di campioni del mondo, lei fu anche invitato da Bearzot in ritiro con la nazionale.

“Mi chiese:“Perché non vieni a Pescara, così mi dai qualche consiglio?”. Inizialmente pensai che fosse una controfigura. Che si trattasse di uno scherzo. In realtà era davvero il commissario tecnico della squadra campione del mondo. Fu una giornata particolarmente divertente durante la quale conobbi Bruno Giordano, Paolo Rossi, Bruno Conti e tutti gli azzurri”.

Per tanti anni vestì l’azzurro anche Carlo Ancelotti.

“Ho visto Carlo trasformarsi da pulcino a gallo, vincendo tutto. Quando arrivò al Paris Saint Germain gli mandai un telegramma: “Carlo, rappelle-toi le 5-5-5” (Carlo ricordati, il 5-5-5). Non fu un caso se il PSG vinse il campionato”.

Un episodio particolare, invece, vide protagonista lei e Silvio Berlusconi.

“Mi chiamò alle due di notte e mi disse di intercedere per lui con Scarnecchia, neo acquisto del suo Milan. Voleva che cambiasse cognome. Conoscevo la sua fissazione per i nomi troppo lunghi e a suo giudizio ”cacofonici’. Successivamente parlando con altri giocatori, come Costacurta, seppi che il problema si era riproposto. Ma non capivo cosa c’entrassi io: ‘Lo hai conosciuto quando era alla Roma, è un tuo ammiratore, ha recitato anche nel tuo film. Spiegagli tu, che da Pasquale Zagaria hai sempre utilizzato come pseudonimo Lino Banfi’. Ovviamente non raggiunsi l’obiettivo ma ogni volta che ci ripenso, mi viene da ridere”.

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