Lazio, Sarri: la garanzia della qualità

Non poteva esserci un colpo più importante di questo, non c’era un allenatore più bravo di Maurizio Sarri, un Papa a Formello, per dimenticare nel giro di qualche settimana il tradimento di Simone Inzaghi, una pugnalata alla passione e al romanticismo del popolo biancoceleste. Sembrava un amore eterno, indissolubile e inattaccabile, avrebbe dovuto essere un matrimonio per sempre, prima che l’ambizione e il desiderio di competere prevalessero sull’orgoglio di sfidare i Grandi con la Lazio delle idee piuttosto che con l’Inter dai debiti infiniti. Eppure ancora una volta i tifosi devono ringraziare Simone, come avevano fatto quando ha conquistato la Coppa Italia e le due Supercoppe, come quando ha stravinto il penultimo derby con una partita sontuosa e forse irripetibile, e come quando ha riportato la squadra in Champions con una rosa di dodici-tredici giocatori, trasformando Immobile nel cannoniere più forte d’Europa. Sì, bisogna che tutti siano riconoscenti a Inzaghi e benedicano il suo addio, perché Simone è l’unico che è stato in grado di far fare il salto di qualità a Claudio Lotito, un presidente attento e parsimonioso, capace di salvare la società e di sistemare il bilancio ma mai di regalare un sogno ai tifosi della Lazio. Avrebbe potuto cambiare marcia dopo la conquista della Coppa Italia alla fine di un derby senza rivincita e, ancora, avrebbe potuto spingere sull’acceleratore dopo l’ingresso in Champions dell’estate scorsa, ma alla fine non si è mai lasciato andare aprendo la mente davanti a un progetto ambizioso. L’addio di Inzaghi, dopo la cena dell’accordo e di una pianificazione totale, ha provocato finalmente la scintilla che ha dato fuoco al cuore di Lotito spingendolo oltre l’ostacolo. Finalmente il salto di qualità, con l’ambizione di competere per il vertice dopo una stagione in cui hanno dominato l’arroganza del Nord e dello scudetto a tutti i costi, anche a quello del fallimento.

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Sarri apre la nuova sfida

La Juve che si svena per Ronaldo, il Milan che si consegna a Ibrahimovic rischiando grosso e l’Inter che compra i suoi fuoriclasse con assegni postdatati. E chi meglio di Maurizio Sarri può oggi aprire la nuova sfida a questo mondo, così lontano dalla Lazio? Sarri costerà davvero un botto per imprenditore attento come Lotito, ed è questa la garanzia che siamo davanti, finalmente, al salto in alto che i tifosi aspettavano da un decennio. Arriva un maestro di calcio, un allenatore che non potrà accettare dodici o tredici giocatori, come avevano fatto Simone Inzaghi e ancora prima i suoi predecessori. Per due anni, almeno, non vedremo più nella Lazio giocatori (o scommesse) come Jony, Durmisi, Vavro, Hoedt, Fares, Escalante, Muriqi, Adekayne e tutti quelli che navigavano nelle retrovie costringendo il tecnico a sfinire la squadra titolare. Con cui Inzaghi, sia chiaro, ha battuto chiunque, anche lo stesso Sarri e la Juve per due volte in poche settimane e sempre per 3-1. Ma ogni volta che pescava dalla panchina, poi era costretto a pagare conti salatissimi. Sarri metterà bocca sul mercato, costruirà la rosa con Lotito e il ds Tare avanzando richieste ambiziose, seppure dai costi contenuti, per trasformare il 3-5-2 nel suo 4-3-3 dal marchio indelebile. Ha già ottenuto la conferma di tutti i big, sta già sognando il centrocampo che amava quando allenava la Juve: Lucas Leiva in mezzo, Luis Alberto e Milinkovic ai suoi fianchi. E poi Ciro Immobile come Gonzalo Higuain, nel Napoli che conquistò 91 punti e perse lo scudetto sul fi lo di lana. Il Sarrismo in biancoceleste, dopo tre anni di calcio spettacolo al San Paolo, l’Europa League a Londra e uno scudetto a Torino vinto contro tutto e contro tutti, anche il “fuoco amico”. A Roma si confronterà con Mourinho, già diventato un’icona come Totti senza aver messo ancora piede in città. È un curioso gioco del destino, questo del derby tra Sarri e Josè: poco prima di ingaggiare il portoghese con un colpo di teatro, a Trigoria avevano scelto proprio Maurizio per ripartire e ricostruire. Poi il voltafaccia, come quello di Inzaghi con la Lazio, che può aver spinto il tecnico toscano ad accettare una sfida nella sfida. Ora vi faccio vedere io, avrà pensato Sarri e se le premesse sono queste ne vedremo davvero delle belle. Come all’inizio del Duemila, Roma si prepara a una sfida Capitale.

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Sarri alla Lazio, la svolta di Lotito

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