Lazio-Roma, Sarri-Mourinho: il derby infinito

ROMA – Esiste un campionato che assegna lo scudetto, quattro posti in Champions, tre tra Europa League e Conference e, infine, condanna tre squadre a scendere in serie B. Poi esiste un altro campionato, un derby infinito, che si gioca a Roma, fra due club e due tifoserie in costante conflitto, che oggi vengono rappresentate, come la stagione scorsa da Maurizio Sarri e Josè Mourinho. Una sfida Capitale, iniziata poco più di un anno fa e quasi per caso: il tecnico toscano, infatti, stava scegliendo la Roma, che poi ha virato sorprendentemente sul portoghese spiazzando la concorrenza. L’impatto di Mou con la città giallorossa fu straordinario, dal punto di vista emotivo: maestro della comunicazione, Josè si presentò in Campidoglio con l’autista e a Trigoria su una Vespa, trasformando il tragitto di qualche metro in un tormentone senza precedenti. Lotito, che aveva appena perso Inzaghi per la sua tracotanza, non ebbe scelta: dopo cinque anni di gestione familiare con Simone, cresciuto nella Lazio prima come giocatore e poi come allenatore-tifoso, il patron biancoceleste è stato costretto a scegliere proprio Sarri più per rispondere al colpo della Roma che per estrema convinzione. Sapeva, infatti, che si sarebbe messo nelle mani di un uomo unico, nel bene e nel male, e che con lui avrebbe dovuto pensare nel tempo a una Lazio completamente diversa. E così è stato, se è vero che alla vigilia dell’inizio del campionato la squadra è completamente cambiata rispetto a quella che con Inzaghi aveva vinto una Coppa Italia e due Supercoppe sognando anche lo scudetto prima del Covid. Mau, al suo primo anno, è arrivato davanti alla Roma in campionato, però Mou ha conquistato la Conference League, interrompendo un digiuno che durava dal 2008, praticamente da un’eternità. Un successo vissuto come un trionfo storico, che potrebbe aver cambiato lo scenario calcistico della capitale: la vittoria di Tirana ha spinto la famiglia Friedkin a investire su Mourinho e sulla sua capacità (ritrovata) di trasformare in oro tutto quello che tocca. Così, spendendo pochissimo e puntando su talenti a costo zero, la Roma ha portato a casa talenti come Dybala, Matic e Wijnaldum.

Attenti alla nuova Lazio di Sarri: può arrivare lontano

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Attenti alla nuova Lazio di Sarri: può arrivare lontano

L’usato sicuro, l’instant team con cui dare l’assalto alle due milanesi, alla Juve e la Napoli cercando di competere per lo scudetto. Al rientro in Italia Josè ha riscoperto tutto il suo talento comunicativo, smarrito a Manchester e a Londra: prima di lui, soltanto Francesco Totti era riuscito a trasformarsi nell’icona della squadra e della società. Ora il club giallorosso si identifica in Mourinho, capace di trasmettere la sua personalità prorompente anche con il silenzio o con qualche immagine social. L’opposto di Maurizio Sarri, un orso che si trasforma soltanto in campo: fuori parla poco anche se dice tanto. Ha preso una squadra che lo aveva travolto ai tempi in cui allenava la Juve (doppio 3-1 biancoceleste in campionato a in finale di Supercoppa) e ha iniziato a smontarla, mantenendo nella stagione scorsa soltanto la classe e la prepotenza di Milinkovic oltre ai gol di Immobile, rispetto a quella precedente di Inzaghi. E nel corso dell’estate, dopo un campionato ricco di grandi equivoci, di dubbi e di sofferenze, l’ha modificata completamente riducendo l’estro (Luis Alberto) e aumentando la corsa (Basic), con la speranza che Marcos Antonio possa raccogliere l’eredità di Lucas Leiva pur essendo un centrocampista completamente diverso. Si è preso una grande responsabilità, Mau, e il presidente Lotito lo ha seguito anche a costo di entrare in conflitto con il ds Tare, il suo storico braccio destro. E così è nata una Lazio completamente nuova, che ha riacceso l’entusiasmo della gente (quasi 22 mila abbonati) e destato grande curiosità in vista non solo del campionato ma anche della sfida contro la Roma e Mourinho.

Nell’ultima intervista concessa in esclusiva al nostro direttore Zazzaroni, Sarri aveva confessato di non sentirsi in competizione con il portoghese. «Josè mi sta molto simpatico. Le differenze tra me e lui dipendono dalle origini e dal punto di partenza: io sono cresciuto tra i Dilettanti, lui dal Barcellona». E aggiungiamo noi che quando Josè vinceva il triplete con l’Inter nel 2010, Maurizio allenava il Grosseto in serie B con risultati talmente compromettenti da essere esonerato. Nell’ottobre del 2018, avevano litigato a Londra, dopo il pareggio del Chelsea contro lo United nel corso di un recupero molto acceso: sul 2-2 un collaboratore di Mau, Marco Ianni, si scagliò contro Mourinho, seduto in panchina, scatenando una zuffa clamorosa. Fu proprio l’attuale tecnico della Lazio a gestire la pace perché alla fine resta pur sempre un uomo di campo, scorbutico e spigoloso ma leale. Ecco, forse solo davanti alla panchina, durante le partite, Mau e Mou hanno qualche similitudine per la modalità con cui si esprimono nei confronti della squadra, dei rivali, degli arbitri e dei tifosi. Gesti plateali, in grado di accendere la miccia: entrambi si sentono padroni del proprio mondo. Mourinho rappresentante di una multinazionale americana che fa capo ai Friedkin, Sarri di un uomo d’azienda come Lotito. «La Lazio non si può capire dall’esterno, bisogna viverla da dentro e allora ti regala emozioni forti» ha sempre raccontato il tecnico biancoceleste, pronto a raccogliere la sfida della Roma: il collettivo contro la forza e la qualità dei singoli giocatori. Si ripartirà dai due derby dell’anno scorso (una vittoria a testa) e da una Coppa di differenza. Ci sarà da divertirsi.

Serie A 2022/23 Preview: la nuova Roma di Mourinho

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