La scala del calcio che danneggia l’immagine di Milano in Europa

Dopo 7 anni di assenza, stasera il Milan torna ad ospitare la Champions League a San Siro. L’avversario, l’Atletico Madrid, sarà lo stesso che il 19 febbraio 2014 segnò l’ultima partita nell’Europa che conta dei rossoneri. Un giorno attesissimo che riaccende le emozioni dei tifosi, per un club che per anni in Champions League ha dominato ovunque e che spera di poter scrivere nuove pagine importanti di questa competizione.

San Siro, la scala del calcio… non è la più la stessa

I sogni di gloria però, si vanno a scontare con la realtà. San Siro, la scala del calcio, non è più la stessa. O meglio, è sempre la stessa. Lo stadio Meazza, negli anni, non ha subito rinnovamenti e continua ad essere una struttura complessa e di difficile gestione. Ad oggi, l’impianto e tutta la zona intorno, sono lasciate al degrado di una struttura ormai obsoleta e poco curata. Il confronto con gli stadi del resto dell’Europa, ma anche con alcuni impianti italiani (vedi lo Juventus Stadium), risultano essere sempre più impietosi. Servizi inesistenti, incuria, trascuratezza stanno causando importanti danni di immagine a tutta la città. D’altronde, in Italia, la costruzione di nuovi impianti o gli interventi di rinnovo sono stati del 50% inferiori rispetto alla media delle altre leghe europee.

In Europa, negli ultimi anni, sono stati riqualificati oltre 150 stadi. Di questi, solo 2 riguardano il nostro paese (Juventus e Udinese), che ad oggi conta una media d’età degli impianti di oltre 60 anni. Polonia, Turchia e Germania (che ospiterà l’Europeo 2024), sono in testa a questa particolare classifica.

I progetti per il nuovo stadio

Ad oggi, sono ormai passati due anni dalla presentazione dei due progetti (era il 16 settembre del 2019) per il rifacimento del nuovo stadio. La situazione è ancora in stallo e la crisi economica che ha colpito Suning proprietaria dell’Inter, ha rallentato ogni iniziativa del club nerazzurro. Quest’ultimo passaggio, ha favorito la Giunta Comunale, che ha preferito temporeggiare sul tema sino alle elezioni amministrative di Milano che si terranno il prossimo fine settimana. Nel tempo, i due club hanno discusso con l’amministrazione, rivisto il progetto e ridotto le pretese, sperando di poter facilitare la decisione politica. Ma, nonostante le dichiarazioni di facciata che vedono tutte le parti favorevoli alla progettazione del nuovo San Siro, gli ultimi due anni sono passati tra dibattiti e tensioni che hanno allungato i tempi e reso inapplicabile un’operazione che sarebbe fondamentale tanto per i due club, quanto per la città stessa. Il nuovo stadio sarebbe dovuto diventare una nuova icona della città.

Uno stadio per Milano: la riqualificazione del quartiere; le tante nuove aree verdi; le attività commerciali; le aree sociali; un impianto all’avanguardia con tante opportunità di sviluppo per tutto il territorio. Il nuovo disegno architettonico, garantirebbe il superamento delle difficoltà attuali che vedono l’area stadio come un non luogo, specialmente nei giorni in cui non ci sono eventi al suo interno, poco integrato con il quartiere e le possibilità di sviluppo sociali. Il nuovo distretto sarebbe verde, eco-sostenibile ed in grado di offrire servizi innovativi e di accogliere i tifosi, gli appassionati, i residenti e turisti per 365 giorni all’anno. Una destinazione in grado di integrare le funzioni sportive, il tempo libero, l’intrattenimento e lo shopping. Un’opportunità straordinaria per la città di Milano, che ad oggi non si è ancora riusciti a cogliere e portare realmente a compimento.

Una situazione sempre più squalificante, che sta portando ad uno svantaggio competitivo importante derivante da problemi e difficoltà, esterni al sistema calcio. San Siro rimane uno stadio costruito un secolo fa, ampliato e ristrutturato più volte, ed oggi arrivato al limite del suo possibile ammodernamento. E come Milano, anche il resto d’Italia non se la passa di certo meglio. Si stima che, il rinnovo e la ricostruzione degli impianti in tutto il territorio nazionale, garantirebbero un indotto pari a 25.000 posti di lavoro, 3 miliardi di gettito fiscale extra e oltre 25 miliardi di ricavi derivanti da tutte le attività correlate. Un’occasione unica che si spera che possa subire un’accelerazione al più presto, con l’obiettivo e la speranza di riportare Milano e tutto il calcio italiano, finalmente sul tetto d’Europa.

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