Kjaer: “Tornerò più forte. Amo il calcio, ma non è più così importante”

Per il Guardian il calciatore dell’anno è il danese: “Se Eriksen sta bene, allora sto bene anch’io. Per dare il 100% devo credere di essere il miglior difensore al mondo”

In attesa di tornare in campo, Simon Kjaer parla spesso. Più di quanto abbia mai fatto in carriera. È normale: la vicenda Eriksen – unita a un rendimento eccellente in campo – hanno fatto del 32enne centrale rossonero uno dei personaggi calcistici del 2021, e i riconoscimenti fioccano. Dopo essere stato inserito nella Top 30 del Pallone d’oro, Kjaer ha ricevuto un ulteriore premio simbolico: per il prestigioso Guardian è lui il giocatore dell’anno che s’è appena concluso. “Il campo di calcio è il posto in cui mi sento più a mio agio – racconta nell’intervista al quotidiano inglese -. Quando succedono cose come quella capitata a Eriksen, le porti con te per il resto della tua vita. Ma si impara da questo e forse mi permette anche di giocare un calcio migliore di prima. Mi diverto, ma sono più rilassato. Amo giocare a calcio, è sempre stato così, ma davanti a me non ho altri 10 anni e quindi devo apprezzare il tempo che mi rimane”.

Lui e Christian

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Per quanto Kjaer abbia espresso la volontà di lasciarsi alle spalle il pomeriggio in cui contribuì in modo decisivo a salvare la vita a Christian Eriksen, quel momento è destinato a rimanere per sempre dentro di lui: “Sono onorato e grato per gli attestati di stima, ma lo ripeto sempre, la mia reazione è stata impulsiva e così quella di tutti. Abbiamo agito da una squadra, non sarei stato in grado di mantenere la calma se non avessi avuto qualcuno a cui appoggiarmi. Christian non è un collega, è anzitutto un nostro amico. Questo ha reso tutto molto più intenso. Non credo che ci si possa preparare a qualcosa di simile”. Il rapporto con Eriksen è ovviamente proseguito negli ultimi mesi: ” Parlo molto con lui. È stata la mia terapia. Se Christian e la sua famiglia stanno bene, allora mi sentirò bene anche io. È lì che trovo la mia pace, e questo mi basta”. Il pensiero torna per un attimo all’eliminazione dell’Europeo per mano degli inglesi: “Sono ancora inc… per il rigore e per non essere arrivato in finale – assicura -. Ma alla fine era secondario e il calcio è diventato secondario per me. Non è così importante come lo era prima”.

Aspettando il rientro

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La stagione di Kjaer è finita anzitempo, causa ginocchio k.o.: “È solo la mia gamba ed è solo calcio, anche se entrambe le cose sono piuttosto importanti per un calciatore – scherza -. Preferisco vederla come un’opportunità positiva e rara. Ho spesso pensato a come sarebbe stato passare due o tre mesi lontano dalle partite, sia per essere creativo nell’ottimizzare il mio gioco che per rendere il mio corpo più forte. Normalmente questo non è mai possibile in una carriera. Avrei preferito non essere infortunato ma devo accettarlo, lavorare per superarlo e uscirne con una versione più forte di me stesso”.

Fiducia

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Ma qual è il segreto dietro alla maturazione di Kjaer, anno dopo anno? “Nella mia mente sono un ragazzo che è cresciuto in una piccola città e i miei piedi sono solidamente piantati a terra – racconta -. Ma a volte devi essere un po’ arrogante, un po’ ‘ignorante’ sulle tue capacità, perché ti spingerà un po’ di più. Se stai giocando contro Messi o Ronaldo, probabilmente sono migliori di te. Ma se sai che ogni giorno ti fai il c…, puoi convincere te stesso di essere il migliore. Devo crederci. Altrimenti non lo sarò mai, e non darò mai il 100%”.

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