Il saluto di Riva a Nenè “Era generoso e affabile…”

“Ringrazio Claudio per tutto quel che ha fatto per me e per la squadra. La sua perdita è un grande dolore”. Gigi Riva saluta Nenè. Provato e scosso, Rombo di tuono ritrova una sembianza di sorriso solo quando l’immensa folla accorsa per l’addio al centrocampista brasiliano lo vede ed esplode in un’ovazione. La Basilica di Bonaria è stracolma. Autorità (il sindaco Massimo Zedda, vari consiglieri comunali, qualche parlamentare), figure dello sport e della politica ma soprattutto tanta gente comune, pescatori, pensionati, operai: Nenè era il campione della povera gente.

“generoso e affabile” — “Senza di lui il Cagliari non avrebbe fatto quel che ha fatto. In campo sapeva fare tutto. Era impossibile non volergli bene: Claudio era generoso e affabile. Anche per questo la città lo ha sempre coccolato”. Riva si infila in una Bmw nera. “Toccherà anche a me” dice con un filo di voce. “Tra trent’anni” rispondono i tifosi. La messa viene celebrata dall’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, e dall’arcivescovo emerito Pier Giuliano Tiddia: “Tanti anni fa ho scoperto che Nenè era credente. Il Cagliari non attraversava un bel periodo, erano in ritiro al Motel Agip, poco distante dal seminario. Al mattino presto del sabato mi dissero che c’era un calciatore che chiedeva di me. Era Nenè, mi chiese di confessarlo”.

I funerali di Nenè alla Basilica di Bonaria

I funerali di Nenè alla Basilica di Bonaria

l’abbraccio degli ex compagni — In prima fila, capo chino, volti consumati dalla tristezza, i compagni dello scudetto: Tomasini, Greatti, Reginato, Poli, Brugnera, il medico sociale Augusto Frongia, Stefano Arrica, figlio di Andrea: il manager che lo strappò alla Juve di Boniperti per 600 milioni da pagarsi a rate. Riva viene abbracciato dall’algherese ex Juventus, Antonello Cuccureddu. Claudi Olinto de Carvalho ha giocato con Pelè e vinto uno scudetto storico con il Cagliari. Ha smesso nel 1976. A seguire, esperienze da tecnico in C1 e C2, successi con la Primavera della Fiorentina, le giovanili di Juve (ha scoperto Marchisio) e Cagliari. Se ne è andato alle 5 del mattino di sabato scorso, debilitato da una grave malattia neurologica. Aveva 74 anni. Sul sagrato della Basilica, in un pomeriggio afosissimo, lo salutano gli ex rossoblù che lo hanno conosciuto da tecnico: Piras, Quagliozzi, Copparoni, Roccotelli, Bellini. Composti e in divisa sociale gli Allievi del Cagliari allenati da David Suazo e Martino Melis. Poco distanti, Joao Pedro e Farias. Il d.s. Capozucca, il capo del marketing Passetti e il team manager, Steri accompagnano il feretro. La corona con i fiori rossoblù del club di Giulini attende la salma. La bara ha ai piedi la maglia dello scudetto: numero 8, laccetto al collo, bianca con i profili rossoblù. Anche gli ultras si fanno trovare pronti: “Ciao Claudio, leggenda rossoblù” è la scritta dello striscione lungo venti metri. Ci sono i tifosi della “Gradinata” con un drappo listato a lutto. “Senza Claudio – dice Tomasini visibilmente commosso – siamo tutti un po’ più poveri”.

 Mario Frongia 

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