Il Napoli come Diego. E questa Juve può infastidire tutti

La delusione in Coppa non conta: gli azzurri si godono lo scudetto senza retropensieri. Il destino dei bianconeri è legato ai tribunali, ma mentalmente sono nella corsa Champions

C’era riuscito solo Diego, il più grande. E adesso il Napoli sta tornando lassù: il colpo di Raspadori contro la Juve – non un’avversaria qualsiasi — avvicina anche nel tempo lo scudetto. Ora è davvero lì, a un passo, tanto che potrebbe arrivare addirittura in questo fine settimana. Se la squadra di Spalletti sabato batterà la Salernitana, e la Lazio domenica non vincerà a San Siro contro l’Inter, il terzo titolo nella storia azzurra sarà cosa fatta, con un anticipo straordinario rispetto alla fine del campionato, ben sei giornate. A quel punto tutto – anche la Champions volata via qualche giorno fa – verrà dimenticato: niente può né potrà macchiare uno scudetto vinto in questo modo. No non resterà alcun retropensiero: solo godimento allo stato puro.

Leao e Lukaku

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La Champions logora chi non la gioca. E non pensiamo solo al Napoli, che ha reagito all’eliminazione andando a vincere a Torino. Se qualcuno si aspettava che Milan e Inter soffrissero fisicamente le fatiche della coppa, e fossero svuotate mentalmente dalla qualificazione alla semifinale, si sbagliava di grosso. Al contrario, sembra quasi che l’Europa abbia trasmesso alle squadre di Milano nuova linfa, nuove energie, nuova sicurezza. I successi contro Lecce e Empoli – determinati da Leao e Lukaku – rappresentano segnali di grande significato nella corsa a un’altra Champions, quella della prossima stagione, che Pioli e Inzaghi devono conquistare attraverso il campionato mentre preparano l’assalto a questa, di Champions. Sono risultati che danno fiducia anche alle due società, per le quali arrivare tra le prime quattro della serie A vale sicuramente di più che per gli stessi allenatori: senza la qualificazione alla Coppa dei campioni 2023-24 i conti economici non tornano e i dirigenti devono inventarsi chissà cosa per metterli a posto.

Le milanesi

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Lecce e Empoli non sono avversarie irresistibili, direte: perché celebrare con tanta enfasi questi successi? È tutto sommato normale, insomma, che Milan e Inter le abbiano battute. Mica vero. I nerazzurri, ad esempio, nelle precedenti cinque partite di campionato non avevamo mai vinto, perdendo addirittura quattro volte (anche contro Spezia, Fiorentina e Monza, oltre che contro la Juve) e strappando un solo punto a Salerno. E anche i rossoneri venivano da un periodo buio: in sei incontri di A avevano sì battuto il Napoli, ma solo gli azzurri, pareggiando invece con Salernitana, Empoli e Bologna e cadendo non solo contro la Fiorentina, ma pure contro l’Udinese. Avversarie di livello medio o basso si erano dunque trasformate in ostacoli insormontabili per Inzaghi e Pioli. Il fatto che stavolta siano arrivati due successi convincenti non va affatto trascurato, proprio adesso che la grande volata per entrare tra le prime quattro della classifica entra nella fase decisiva.

Posti Champions

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Già: la lotta per i posti in Champions. Aspettando Atalanta-Roma (che potrebbe rilanciare oppure bruciare definitivamente i bergamaschi, far scattare oppure frenare Mourinho), questa settimana ha riacceso la bagarre alle spalle del Napoli. Una situazione alla quale hanno contribuito anche la sconfitta della Lazio contro il Torino e la decisione del Collegio di garanzia sulla penalizzazione della Juve. I bianconeri per il momento hanno recuperato i loro quindici punti e, fino a sentenza contraria, sono tornati a occupare un posto in alto, subito alle spalle della squadra di Sarri e davanti a Roma, Milan e Inter. E questo nonostante la rocambolesca sconfitta incassata contro il Napoli. La corsa per la Champions è apertissima e piena di incertezze, a cominciare appunto dal destino della Juve legato ai tribunali oltre che al campo. Non è facile per i calciatori di Allegri giocare ogni volta con quel dubbio in testa: ma quanti punti abbiamo? Eppure contro il Napoli sono rimasti dentro la partita dall’inizio alla fine, andando vicini al successo e cedendo solo nei minuti di recupero.

Riscatto

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Anche il Napoli, come Milan e Inter, ha vinto la sua gara subito dopo la Champions, ma lo stato d’animo degli azzurri era completamente diverso, opposto rispetto a quello di rossoneri e nerazzurri. Questi ultimi, pieni di gioia, cercavano punti per non precipitare troppo lontano dalle posizioni di vertice della classifica; la squadra di Spalletti, la grande delusa della settimana europea, andava a caccia del riscatto immediato per cancellare i brutti pensieri lasciati dall’eliminazione. E questo benché non avesse la necessità assoluta di quei tre punti, perché nessuno avrebbe comunque potuto mettere in dubbio il suo primato. Era una questione di orgoglio, soprattutto. Era voglia di riscatto per avere mancato un traguardo – la semifinale di Champions – che il Napoli riteneva di dover centrare, soprattutto pensando alla superiorità nei confronti di tutte le rivali italiane, e dunque anche del Milan, mostrata in campionato. Ma questo, adesso, conta poco. Ora conta lo scudetto, quello che là aveva portato solo Diego, il più grande.

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