Il Milan risorge contro la Roma: tre punti Champions (e per non perdersi l’Inter)

A segno Kessie su rigore, Veretout e Rebic. Ma il croato, Ibra e Calhanoglu escono infortunati. Ancora un k.o. con una big per i giallorossi

Il Milan sceglie la partita migliore per risorgere dalle proprie ceneri in campionato e si impone 2-1 sulla Roma all’Olimpico. A segno Kessie su rigore, Veretout e Rebic. Una vittoria che ha doppia valenza: la prima è che il Diavolo guadagna tre punti secchi su una diretta concorrente per la Champions (ma allunga anche su Juve e Lazio), rinsalda il secondo posto e limita per quanto possibile la fuga dell’Inter, che resta a +4; la seconda è il ritorno alla vittoria dopo quattro gare senza gioie fra Europa e campionato: un’abbondante razione di autostima e ottimismo in vista di un marzo complicatissimo. Ma è allarme infermeria: Ibra, Rebic e Calhanoglu escono infortunati. La Roma paga i tanti errori individuali e soprattutto un primo tempo assolutamente sotto tono e non adeguato all’importanza della sfida. Poteva essere terzo posto mettendosi dietro la Juve, invece si ritrova al quinto, scavalcata dall’Atalanta e con la pesantezza dell’ennesimo k.o. contro una big.

Difesa d’emergenza

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Per Fonseca proseguono i giganteschi problemi in difesa, vista l’assenza simultanea di Smalling e Ibanez, e con Kumbulla appena tornato in gruppo. Così il tecnico portoghese davanti a Lopez ha piazzato Mancini, Cristante e Fazio, mentre in avanti al posto dell’infortunato Dzeko la scelta è ovviamente caduta su Mayoral, già a segno tre giorni prima in Europa. Differenze rispetto al Braga? Cinque, fra cui entrambi i trequartisti con Pellegrini e Mkhitaryan al posto di Pedro ed El Shaarawy. Pioli dopo i sei cambi congegnati per l’Europa League ha rimesso al centro del villaggio i suoi uomini di riferimento (Ibra per Leao, Saelemaekers per Castillejo, Rebic per Krunic, Tonali per Meité, Hernadez per Dalot), ma con una novità molto rumorosa rispetto alle consuete rotazioni: in difesa infatti Kjaer si è ripreso la maglia da titolare, come previsto, solo che in panchina non si è accomodato Tomori, titolare in Coppa, ma Romagnoli. Un’esclusione coraggiosa non tanto come scelta di campo (Alessio arriva da tre prestazioni caratterizzate da errori rilevanti), quanto in termini “filosofici” dal momento che si parla del capitano (fascia a Donnarumma) messo a riposo in una sfida diretta per la Champions.

Tre gol annullati

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E, restando in argomento, va detto che Tomori ha fatto egregiamente il suo dovere, togliendo il respiro a Mayoral e murando tutto ciò che gli passava sul radar in area. In realtà come tanti altri rossoneri, perché il primo tempo è stato soprattutto Milan. Lucidità, intensità, coraggio: tutto ciò che era affondato nelle tre settimane precedenti, è stato riportato a galla in un colpo solo. Con un messaggio spedito alla Roma fin dai primissimi minuti di partita: un Diavolo aggressivo e molto alto, soprattutto con gli esterni del tridente, in modo da tenere bassi Karsdorp e Spinazzola. Ma tanta corsa anche in mediana, dove infatti a uscirne decisamente malconci sono stati Villar e Veretout. Lo spagnolo in particolare, mentre il francese col passare del tempo è salito di tono. Una Roma irriconoscibile specialmente nei primi venti minuti, incapace di trovare soluzioni idonee per uscire dalla pressione rossonera e vittima dei suoi stessi errori anche negli appoggi più scolastici. Al netto delle assenze, una differenza agonistica e di concentrazione inspiegabile fra due squadre che lottano per lo stesso obiettivo. Così il Milan nella prima parte di tempo ha pasteggiato amabilmente nella metà campo avversaria, trovando due gol annullati (Tomori e Ibra) giustamente per fuorigioco e scaldando severamente i guanti di Lopez in tre occasioni (particolarmente ispirato un Rebic finalmente incisivo dopo tanto anonimato). Più una conclusione di Ibra – molto mobile su tutto il fronte d’attacco – salvata da Cristante, un errore clamoroso dello svedese di tacco dopo un regalo di Lopez, una traversa di Kjaer e un’insidia di Saelemaekers. La Roma è riassunta in un tiro al volo di Veretout, un gol annullato a Mkhitaryan per un fallo di Mancini su Hernandez, una doppia conclusione di Pellegrini murata prima da Tomori e poi da Tonali e un’ottima chanche per Mkhitaryan che ha tentato un improbabile pallonetto da ottima posizione. Il punteggio è cambiato a due minuti dal 45’: Fazio è entrato fallosamente su Calabria qualche centimetro dentro l’area, il Var ha assegnato il rigore e dal dischetto, nonostante la presenza di Ibra, si è presentato Kessie, in questa stagione decisamente più lucido dagli undici metri rispetto allo svedese. Gol e vantaggio meritato.

Colpe

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Nella ripresa cambi importanti per il Diavolo, tutti obbligati da problemi fisici. Brahim Diaz per Calhanoglu (flessore sinistro) dal primo minuto, Leao per Ibra dopo 11 (adduttore sinistro) e Krunic per Rebic (problema all’anca destra) dopo 21: tutti sono finiti a osservare sconsolati i compagni dalla panchina con la borsa del ghiaccio. Leao è slittato largo in fascia e Diaz è stato piazzato falso nove, con Krunic alle sue spalle. La Roma aveva riacciuffato il match dopo cinque minuti con una bella conclusione di Veretout, cosa che aveva dato coraggio ai giallorossi. L’inerzia della sfida pareva aver svoltato (superlativo Tomori nell’efficacia degli interventi in area) fino a quando il Milan si è riportato sopra. Lopez ha bissato il regalo del primo tempo e ha servito palla ai rossoneri, Saelemaekers ha imbeccato Rebic che è andato in buca con un sinistro perfetto. Concorso di colpa per Mancini, che ha marcato il croato con una mollezza inspiegabile. A quel punto la sfida è vissuta solo di guizzi. La Roma ha alzato il baricentro, il Milan però non si è fatto dominare eccessivamente e la gara è rimasta viva e piacevole. Fonseca ha inserito El Shaarawy e Pedro ma davanti per i giallorossi ha fatto tutto Mkhitaryan, prima con un sinistro salito sopra la traversa di pochi centimetri e poi con una conclusione che ha obbligato Donnarumma all’ormai consueto intervento salva Diavolo (proteste giallorosse per un presunto rigore di Hernandez sul numero 77). C’è stato ancora spazio per un break di Tomori (attento Lopez, non era semplice) e poi è andato in scena il prevedibile assalto finale giallorosso, che però non ha prodotto esiti.

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