Il coming-out di Jankto, parla Canino: “Il coraggio e la libertà di amare”

ROMA – Ci sono momenti che fanno la storia. Attimi, attorno ai quali germoglia il cambiamento. Speriamo che il coming out di Jakub Jankto possa diventare un albero vigoroso. «E’ il momento», dice Fabio Canino. Attore, scrittore, volto ironico e pungente della tv, pensatore libero che s’illumina d’intenso: «A questo ragazzo va tutta la mia ammirazione e il mio affetto. Il video è molto bello, si rende conto di una cosa che gli cambierà la vita».

E adesso cosa succederà?
«Lo Sparta Praga ha già fatto un post, ha detto di stare dalla sua parte. Tra dire e il fare c’è di mezzo l’odio. Ma nelle parole di Jankto ci sono tantissimi ragazze e ragazzi che giocano a calcio, ci sono persone che si saranno sentite liberate. Il resto lo vedremo».

Di certo è un passo avanti notevole.
«Certamente. E se lui continua a essere così determinato ancora meglio. E’ uscito alla luce del sole, amici e nemici ora lo sanno. Magari qualcuno lo insulterà sui social. Ma dobbiamo sempre ricordarci che le parole hanno un significato e a forza di sentirle ripetere – frocio, frocio, frocio – perdono senso. Insomma, anche gli odiatori da tastiera dovrebbero impegnarsi un po’ di più. Magari trovare dei sinonimi».

Cos’ha questo calcio da doversi barricarsi ancora dietro tante banalità?
«E’ l’ultimo baluardo del machismo. La cosa che li rende più fragili è la sessualità. Negli sport singoli questo problema c’è meno. O in sport con una tensione mediatica diversa. Prendi il rugby: tutte queste cose non esistono, e nemmeno quello è un mondo perfetto».

Il vero segreto di pulcinella: anche nel calcio esistono i gay.
«Certo. E vorrei segnalare che quando si vede un vero omofobo, di quelli cattivi cattivi, fateci caso: dietro si nasconde sempre qualche problema con la sessualità. L’omofobo lo si identifica facile».

I tifosi che ruolo hanno?
«I veri tifosi lo sono indipendentemente da questo. Gli altri sono delinquenti, non sono tifosi, sono violenti che attaccherebbero chiunque. Un modo per colpire lo trovano comunque».

Lei di amore nel calcio aveva già parlato: «Le parole che mancano al cuore» (ed. SEM, 2019) .
«E’ un libro che parla di una storia d’amore tra calciatori di Serie A. Il ct della nazionale disse che in A i gay non esistono. In A. E in B? Quell’episodio mi fece ridere. Lui voleva difendere quelli che sapeva gay. Il libro ha avuto molto successo, ma all’uscita ero terrorizzato. Pensavo mi avrebbero distrutto. Invece siamo arrivati a presentarlo al Parlamento Europeo».

La strada, però, è ancora lunga.
«Ricordo che Tardelli, a Roma, alla presentazione disse: “Dopo che il primo aprirà questa porta, non verrà più richiusa. A catena porterà più libertà”. D’altronde è amore, e l’amore è una cosa che riguarda tutti. Il primo ad aprire la porta è stato questo ragazzo. Per essere felici ci vuole coraggio».

E’ anche merito dei social?
«E’ un mezzo diretto, non è mediato. Ma nel video non c’è niente di casuale: lo sfondo nero, c’è un testo, è tutto abbastanza studiato. Nel suo piccolo è storia. Non voleva tralasciare nulla».

Comunque le donne sono arrivate prima anche in questo.
«Le donne sono sempre più coraggiose degli uomini. Per come la vedo io: la donna è superiore all’uomo. E poi credo che qualunque minoranza, o considerata tale, debba fortificarsi per forza per superare le avversità del vivere in una società che dovrebbe essere democratica e civile. Io sono ammirato dalle donne in Iran, sono loro che hanno ispirato gli uomini. Le donne sono sempre avanti. Così nel coming out: lo scatto è volere la felicità. Se la vuoi, ti arriva».

Quando l’essere umano sarà davvero libero?
«Mai. Purtroppo non sono molto positivo. Fino a che si commenta con l’odio, fino a che l’ignoranza sarà protagonista lo saranno anche razzisti, gli omofobi, gli odiatori».


Precedente Giroud è l’asso del Milan contro il Tottenham di Conte Successivo Roma: le indiscrezioni sulla maglia per il 23-24. Che somiglianze con gli anni 90