Gli assi da record di Pioli: il Milan chiude la porta

Difesa di ferro, da un mesetto a questa parte rimbalzano tutti addosso al Milan. E i numeri costruiti in un febbraio di rinascita servono per dare la scalata a traguardi di invulnerabilità. Quasi un’abitudine, peraltro, in questo periodo dell’anno per il Milan. Che poi tutto coincida con la scelta di cambiare abito tattico, infiocchetta il recente lavoro di Pioli. Come a dire che nulla accade per caso. Parliamo di una striscia aperta di 416 minuti senza prendere gol da parte del Milan, quattro partite in cui ha messo le cose a posto e trovato credibilità. Fermo allo stacco vincente di Lautaro nel derby, il frame dell’ultima rete subita dai campioni d’Italia. 

Aria di remake

Domenica quell’episodio compirà un mese. E saremo all’indomani della trasferta di Firenze. Già delicata di per sé, ancor più se si esamina la produzione di squadra messa in campo ultimamente dalla Fiorentina: qualcosa come undici gol nelle ultime quattro partite, tra Conference League e campionato. Neanche a farlo apposta, sta arrivando una partita che ricorda al Milan l’unica imbarcata – intesa come gol presi, quattro in una volta sola – nonché la prima sconfitta in campionato dello scorso anno tricolore. Quindi antenne dritte, laddove il reparto difensivo non dovrebbe essere toccato negli interpreti – c’è il solo Kjaer come teorico outsider per una maglia da titolare domani – e il Milan non vede così lontano il rendimento di un anno fa a protezione della porta. Tira aria di remake. Era stato proprio l’inizio di marzo, con il derby di Coppa Italia, a dare lo start a quei 658 minuti con la porta chiusa. Un periodo che inglobava complessivamente sette partite e mezzo. Ora sono quattro, alle quali va aggiunta quasi un’ora della stracittadina di campionato contro l’Inter. Ai giorni nostri, Pioli ha appena ritrovato Maignan: un recupero che va incontro alle ambizioni del Milan di fare ancora meglio di così. Serata soft contro un’Atalanta che non ha mai inquadrato la porta rossonera, domenica scorsa, ma tra domani e soprattutto mercoledì in Champions potrebbe suonare un’altra musica. Neanche a dirlo, confermare il trend a Londra significherebbe planare ai quarti di finale. Un’impresa che darebbe l’assoluta certezza della guarigione milanista. Per quella, ad ogni modo, ci si è già attrezzati con risultati e modulo votato al sacrificio. Altri esami probanti sono alle porte.

Precedenti

Il prossimo step, adesso, numericamente riguarda i 569 minuti senza incassare gol che il Milan registrava nel 2018. In quel caso l’allenatore era Gattuso. E il momento della stagione era uguale a questo. Una sequenza fatta peraltro di una qualificazione alla finale di Coppa Italia, l’ultima nella storia rossonera. Dentro un filotto di sei partite con la porta inviolata. Tocco di magia a dispetto del deludente sesto posto col quale si concluse quella stagione. Il cattivo presagio semmai, andando indietro a cinque anni fa, è che la resistenza difensiva terminò in un ottavo di finale europeo contro una squadra inglese (l’Arsenal in Europa League, vittorioso 2-0 a San Siro). Sperando che qui non trovino spazio sgradevoli analogie, il primo pensiero va però rivolto alla Fiorentina.

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